venerdì 16 maggio
“ Ciao … posso ? ”
Una giovane donna sorridente la guardava
sporgendosi dalla portafinestra.
Giulia rimase un attimo immobile. Non aveva
idea di chi fosse la proprietaria di quella voce allegra.
“ Sono Cristina. …” continuò la donna un po’
esitante, “ posso sedermi qui con te ? ”
“ Prego.” Giulia le indicò con la mano la
sedia di vimini davanti al dondolo.
Si osservarono in silenzio per qualche
istante.
La donna dimostrava circa trentacinque anni
ed era molto bella. Alta, snella, lunghi capelli neri con la frangetta e occhi
scuri. Portava un completo pantalone bianco che le stava benissimo. Un top
molto scollato metteva in evidenza il seno pieno e rotondo.
“ Come stai ? ” chiese un po’ titubante.
“ Uno schifo, ” rispose lei sentendo
istintivamente un moto di simpatia nei confronti di quella bella sconosciuta.
“ Non sai chi sono, vero ? Non mi riconosci
? ” chiese lei.
“ No. Ma mi piacerebbe molto poterlo fare.”
“ Se preferisci, vado via. Ma mi spezzeresti
il cuore” ribattè la donna sorridendo.
“ Non voglio che te ne vada. E per quanto ne
so in questo momento, non ho motivi per desiderare che il tuo cuore sanguini.”
La risata della donna fu come un balsamo per
la tristezza di Giulia.
“ Ascolta, prima di tutto una premessa
importante. Potrei essere costretta ad andarmene all’improvviso correndo come
una gazzella inseguita dai lupi. Tuo marito mi ha categoricamente proibito di
farmi vedere fino a quando lui non lo riterrà opportuno, di conseguenza quella
specie di arpia soprannominata Rosa sarà già attaccata al telefono con Cesare.
Probabilmente gli sta dicendo che ho fatto irruzione con la forza.”
Giulia sorrise. “ Ed è vero ? L’hai fatto ?
”
“ Oh, puoi giurarci. Non l’ho mai
sopportata. E sono incazzata nera con tuo marito.”
Beh, questa è una novità interessante nella
villa delle favole, pensò Giulia. La franchezza di questa donna mi piace
moltissimo.
“ Ok, guerriera senza paura. Chi diavolo sei
? ”
Lo sguardo di Cristina si fece più dolce.
“ Sono la tua migliore amica. Da sette anni.
Da quando vivi qui. E non dormo da quando sei sparita. Giulia, so che non ti
ricordi niente, ma dovevo venire a dirti che ti voglio un bene dell’anima e che
voglio aiutarti. In qualsiasi modo.”
“ Grazie…. è molto triste non ricordarsi di
una persona come te.”
“ Beh… so con certezza che a volte mi
detesti.”
“ Ti detesto ? Perché ? ”
“ Perché nonostante la tua fama e le tue
eccezionali capacità, la più grande chef del Lago Maggiore sono io. In
qualsiasi modo tu la pensi ! ”
Risero insieme.
“ Non temere, quando ritroverò la memoria
affronteremo nuovamente quest’argomento. Non mi hai convinta ! ” ribattè
Giulia.
Poi, con aria più seria, cominciò “
Cristina…perché Cesare ti ha proibito di venire a trovarmi ? ”
“ Oh, non temere, non è niente di personale.
Sono anche amica sua ! Ma lui pensa che in questo momento tu abbia bisogno di
ritrovare la serenità riposando, e crede che
le visite di persone che non ricordi possano turbarti troppo. Avrà anche
convinto gli altri, ma non ne sono troppo sicura …. e di certo non ha fermato
me ! Intendiamoci, le sue sono le migliori intenzioni. Ma come potevo non farti
sapere che ti voglio bene e che sono qui ? Per qualsiasi cosa, Giulia,
qualsiasi cosa.”
Gli occhi di Cristina luccicavano di lacrime.
“ Ho avuto così tanta paura che non ti avrei più rivista ! Sei sparita nel
nulla, nessun messaggio, potevi essere morta ! No, non l’avrei sopportato …”
Giulia voleva disperatamente consolarla, ma
non sapeva cosa dire. Era un po’ stordita dall’irruenza di Cristina, anche se
si rendeva conto che la donna era sincera.
“ Beh, ora sono qui, sana e salva. E sono
sicura che presto tutto tornerà come prima. Ma tu dovrai raccontarmi tutto.
Voglio conoscere ogni minimo dettaglio, da quando ci siamo conosciute all’altro
ieri”.
Cristina tornò con la mente al fascio di
lettere che aveva preso dal cassetto di Giulia e nascosto nella sua borsetta.
Si sforzò di cancellare quel ricordo.
Almeno per ora.
In quel momento arrivò Rosa. Ignorando
volutamente la presenza di Cristina ed evitando anche di guardarla, porse a
Giulia due pastiglie bianche e un bicchiere d’acqua.
“ Deve prendere queste ” disse con un tono
quasi offeso.
“ Cosa sono ? ” chiese Cristina con voce
tagliente.
Rosa non le rispose.
“ Me le ha prescritte il neurologo
dell’ospedale. Servono per rilassarmi”
rispose Giulia dopo averle deglutite.
“ Sarà…ma non sono convinta che la soluzione
sia nelle medicine” aggiunse Cristina.
“ Ora la signora dovrebbe riposare un po’.
Tra poco l’avvocato arriverà a casa per pranzare con sua moglie. Forse non è il
caso che la trovi in compagnia.”
Cristina guardò Giulia con affetto e la
baciò sulla guancia.
“ Torno presto, tesoro. E chiamami quando
vuoi.” Con aria sdegnata passò davanti a Rosa urtandola e se ne andò, rapida
com’era arrivata.
“ L’avvocato non sarà contento” sentenziò
Rosa.
Giulia rispose con voce calma.
“ E lei non glielo dica, semplice, no ? ”
“ Io sono pagata per fare il mio lavoro”
ribattè la donna.
“ E io sono una donna adulta e non voglio
essere trattata come un’invalida, chiaro ? ”
Si alzò furiosa dal dondolo e andò a
rifugiarsi in camera.
Gli
album delle fotografie erano allineati su un ripiano del suo studio, dietro una
piccola collezione di elefanti in legno. Si sedette sul morbido divano bianco e
osservò la sua vita scorrere nelle immagini. Le accarezzò con le dita. I suoi
capelli erano diversi, un anno mossi e quello seguente lisci e più chiari,
raccolti in un elegante chignon o semplicemente sciolti. L’abbigliamento era
quasi sempre molto sofisticato, classici tailleur di sartoria, abiti da sera o
completini estivi più comodi ma chiaramente firmati e di ottimo taglio. La
costante era la presenza di Cesare. E il fatto che tutte le fotografie si
riferivano agli ultimi sette anni della sua vita. Gli album erano ordinati
cronologicamente, dal giorno del matrimonio all’immagine più recente, un primo
piano sorridente della donna sconosciuta con la quale stava cercando di
convivere. Che strano, pensò, dove sono i miei primi trent’anni ? I miei
genitori, le amichette dell’asilo, gli anni dell’adolescenza, i compagni di
università, gli ex-fidanzati ?
Probabilmente questo è lo scaffale della mia vita con Cesare, e le altre foto
saranno sistemate altrove. Devo ricordarmi di domandarglielo quando tornerà, si
appuntò mentalmente.
Continuò a sfogliare gli album.
C’erano molte foto bellissime del viaggio di nozze in Sudafrica.
Da soli o in compagnia di altre
persone, lei e Cesare erano sempre vicini, si tenevano per mano o si
abbracciavano, ridevano e nei loro occhi brillava una luce speciale. Una coppia
innamorata e felice. Tutte le altre persone, a parte Cristina, erano degli estranei.
Cercò di fermare le lacrime che le erano salite agli occhi. Dannazione ! imprecò a bassa voce, riuscirò a
ricordarmi chi siete ! Si massaggiò la fronte. Le stava tornando il mal di
testa. Rimise sullo scaffale gli album e osservò gli elefantini di legno. Non
sapeva cosa fare. Non aveva nulla da fare. Aveva voglia di vedere
Cesare, chiedergli tante cose e stare un po’ con lui. Quando sarebbe tornato
? Si sentiva inquieta, agitata da
sentimenti contrastanti e pensieri negativi. Forse sono solo un po’ depressa,
pensò sospirando. Potrei scendere e scambiare qualche parola con Rosa, ma
quella donna mi mette a disagio, riflettè Giulia. Sentì il ronzio del
frullatore che saliva dalla cucina, dove la donna stava probabilmente
preparando un concentrato di frutta, pillole e vitamine per lei.
Rosa era una specie di macchina
da guerra. Se non stava cucinando, stava facendo le pulizie. Se non stava
rifacendo i letti, stava spolverando gli scaffali passando uno strano pennello
sul dorso di ogni libro. Se non passava l’aspirapolvere, stirava. Oppure le
ricordava che era ora di riposare. Era ora di prendere le pastiglie. Era ora di
mangiare qualcosa. Giulia si sentiva soffocata dalla sua continua presenza.
Inoltre, la faceva sentire totalmente inadeguata. Faccio schifo, pensò, non
sono neanche in grado di apprezzare la disponibilità altrui. Dovrei
vergognarmi, continuò a rimproverarsi fissando il vuoto, mi sento minacciata
dalla perfetta efficienza di una donna di mezza età senza prospettive mentre io
me ne sto seduta a deprimermi lasciando che di tutto si occupi lei. Forse Rosa
aveva una relazione con suo marito, lei aveva cercato di ucciderla e nel
tentativo si era sporcata di sangue. Sì, proprio una bella fantasia.
Decise di aspettare Cesare nel
porticato della cucina. Sentiva che era il posto della casa in cui desiderava
trovarsi quando aveva bisogno di riflettere. Era chiaro che la sua era
un’esistenza privilegiata e felice. E allora, quale poteva essere stato
l’evento così traumatico che l’aveva spinta a rifiutarla, a desiderare di
rinunciarvi ? E per quanto tempo ancora
sarebbe rimasta intrappolata in quel tunnel privo di ricordi ?
Quando Cristina tornò a farle
visita, Cesare si trovava in studio come sempre e Rosa era in paese per
sbrigare alcune commissioni. Arrivò passando dal giardino, bella e radiosa come
la prima volta.
“ Ciao ! Mi inviti ad entrare ? ”
Giulia si sentì assurdamente
felice per quella sorpresa inaspettata e corse ad aprire il cancelletto del
portico per lasciarla entrare.
“ Certo ! Ho appena finito di
preparare del caffè ! Vieni ! ”
Si sedettero l’una davanti
all’altra al tavolo della cucina.
“ Non sono tornata prima perché
non volevo disturbarti e Cesare mi aveva assicurato che se avessi avuto bisogno
di qualcosa mi avrebbe avvisata …”
“ Oh, grazie, ma non credo di
avere bisogno di nulla, ” a parte la mia memoria, pensò Giulia, “ sono più che servita.” E sono
anche tenuta in isolamento, le sarebbe piaciuto aggiungere, ma frenò la lingua
in tempo. Sarebbe stato un commento cattivo e forse anche ingiusto. La verità
era che si occupavano di lei ricoprendola di attenzioni. Rosa si occupava della
casa, le cucinava i pasti e si preoccupava che non le mancasse mai nulla. E
Cesare era gentile e affettuoso. Ma
l’unica cosa che Giulia avrebbe voluto era essere lasciata in pace, e questo
non le veniva concesso.Erano passati dieci giorni da quando Cesare l’aveva
ritrovata in ospedale e riportata a casa. In tutto quel tempo, Giulia si era
limitata a vegetare. Non riusciva a fare altro che nutrirsi e dormire. Se non
stava dormendo stava combattendo con se stessa per rimanere sveglia, e quando
era sveglia continuava a combattere per non sprofondare nella disperazione. Per
tutto il tempo in cui era sveglia si sentiva disperata. E l’unico modo per non
esserlo era tornare a dormire. Un maledetto gatto che si mordeva la coda, un
vicolo cieco nel quale girava in tondo senza riuscire a uscirne. Cesare
riteneva che lei dovesse incontrare uno psichiatra, ma per il momento, le aveva
detto, non c’era la possibilità di avere un appuntamento prima di due mesi.
Giulia non riusciva neanche a prendere in considerazione l’ipotesi di vivere in
quell’incubo per altri sessanta giorni.
Si consolava pensando che sicuramente non avrebbe avuto bisogno di
andare a quell’incontro. La memoria le sarebbe tornata prima e la sua vita
sarebbe continuata felice e gratificante come prima …. di cosa ?
Non aveva più sognato e nessun
ricordo si era affacciato alla sua mente. Era come un guscio vuoto circondato
dal niente più assoluto. Era lì, presente, e gli altri si muovevano intorno a
lei, ma in realtà lei non esisteva.
“ Scusa, potresti ricordarmi come
prendi il caffè ? ” chiese Giulia.
“ Con tre cucchiaini di zucchero
… e se continui a non ricordartelo va bene ! Comunque, non illuderti di essere
tanto speciale ! Io giro con un taccuino enorme nella borsa, e se non scrivo mi
dimentico tutto quello che devo fare. Per non parlare di quando faccio gli
ordini ai fornitori .. se non ho una lista più che dettagliata davanti agli
occhi, tanto vale strappare i menu del ristorante e chiudere il locale ! Beh…..
non sarà champagne, ma cosa ne dici di un brindisi ? ” rise sollevando la tazza
e indicando quella che Giulia teneva tra le mani.
Per qualche istante si limitarono
a bere il loro caffè. Entrambe stavano prendendo tempo prima di cominciare a
parlare. La radio appoggiata sul banco da lavoro era accesa e sintonizzata su
Radio Italia. Giulia riconobbe la voce del cantante degli Stadio, anche se non
ne ricordava il nome e non avrebbe saputo dire il titolo del brano che stava
ascoltando. Però era certa che le piacesse.
Beh, è già qualcosa, pensò con ironia.
“ Ti piace questa canzone ? ”
chiese a Cristina tanto per rompere il ghiaccio.
“ Stai scherzando ? ” rise lei, “
io adoro quest’uomo ! Non ti fa venire i brividi e una voglia pazza di
fare sesso, ovunque e subito ? ”
Risero insieme. Giulia si sentì
felice per un attimo. Si ricordò che non rideva da giorni. Cesare era sempre impegnato in
tribunale o in studio e Rosa non era esattamente una compagnia divertente.
Sentì un rumore in giardino e si
aspettò di vederla spuntare da dietro un albero. Erano circa le tre, l’ora in
cui normalmente andava a riposare, quindi tra poco avrebbe dovuto prendere le
sue pastiglie.
“ Parlami di te ” disse Giulia.
“ Mmmm… sei sicura ? Guarda che se comincio non
finisco più ! Mi piace proprio moltissimo parlare di me ! Infatti tu sei una
delle poche amiche che mi sono rimaste, gli altri adorano la mia cucina ma non
mi sopportano più ! ”
“ Dai
… raccontami come hai sempre fatto,” insistè Giulia traducendo per la prima
volta in parole i pensieri che l’avevano angosciata negli ultimi giorni,“ forse
se tutti si comportassero normalmente la memoria mi tornerebbe più in fretta.
Cesare mi tratta come se mi dovessi rompere al primo soffio di vento e Rosa non
mi permette neanche di spostare un bicchiere ! Sono praticamente obbligata a
riposarmi a tempo pieno. Ti prego,” ripetè, “ raccontami di te.”
“ Beh, però poi non lamentarti,
io ti ho avvisata. Allora …., intanto io e te siamo coetanee….ma io sono più
giovane di tre mesi ! Sono nata qui e ho sempre vissuto a Stresa. La mia
famiglia si occupa di ristorazione da tre generazioni. Sono l’orgogliosa
proprietaria del miglior ristorante della zona, il Lavarello Goloso.
Beh, ovviamente questa è la mia opinione, ma i clienti arrivano anche da Milano
per cenare da me. E sai perché ? E’ semplice: non mi sono mai piegata alle
abominevoli pretese dei turisti stranieri. Spaghetti alla bolognese ricoperti
di besciamella con cappuccino ! Ma ti
rendi conto ? Per quello possono andare dove vogliono ma di sicuro non da me !
Io cucino pesce freschissimo e servo eccellente vino. E’ un lavoro che adoro.
Ho uno chef eccezionale, che tra parentesi è anche mio marito, ma passo quasi
tutto il mio tempo in cucina. Sarà per questo che io e te abbiamo legato
subito.”
“ Come ci siamo conosciute ? ”
“ Ah, questo è divertente.
Allora, un bel giorno tu entri nel mio ristorante e ti siedi per pranzare. E
naturalmente in questo non c’è nulla di strano. Il punto è che l’hai fatto per
cinque giorni di fila, sempre sola e sempre all’ora di pranzo. Ma potevi essere
un’agente di commercio o qualcosa del genere. Quello che mi lasciava perplessa
era il fatto che ordinavi più cose, le assaggiavi appena e prendevi appunti !
Ma se tu fossi stata una giornalista o un’inviata di qualche guida gastronomica
non saresti certo stata disposta a pagare i salatissimi conti che ti
presentavamo ! E invece tu, niente ! Ordinavi, assaggiavi, scrivevi e pagavi !
Il sesto giorno non mi sono più potuta trattenere. Mi sono avvicinata al tuo
tavolo e ti ho chiesto senza girarci intorno cosa diavolo stava succedendo !
Devo dire che la mia aggressività non ti ha minimamente scossa, anzi, ti sei
anche scusata … e mi hai spiegato che
scrivevi libri di cucina ed eri sempre alla ricerca di nuove ricette bla bla
bla …. Per farla breve, da quel giorno non hai più sborsato un euro e non ti
sei neanche più levata di torno!” rise ancora, “ e quest’ultima considerazione
è da considerare in senso affettuoso, è chiaro. Siamo diventate molto amiche e
abbiamo anche fatto qualche lavoretto insieme.”
“ Che tipo di lavoretto ? ”
“ Servizi di catering. Il mio
ristorante li fornisce normalmente. Quando qualcuno mi piantava in asso
all’ultimo, tu mi hai sempre dato una mano.”
“ Ti andrebbe di fare una
passeggiata in giardino ?” chiese Giulia, “ ho voglia di prendere un po’
d’aria.”
“ Certo. E portiamo con noi
un’altra tazza di caffè.”
Passeggiarono in silenzio tra gli
alberi, ascoltando il canto degli uccelli e i rumori delle lucertole che
scappavano al loro passaggio. Giulia si sentiva rilassata e serena in compagnia
di Cristina, ma la pace non durò a lungo.
“ Signora ? Signora Giulia ? ”
La voce ansiosa di Rosa lasciava
intuire che la donna era molto preoccupata.
“ Sì, Rosa, siamo qui,” rispose
calma Cristina, “ stiamo facendo
una passeggiata. Ha bisogno qualcosa ? ”
aggiunse in tono gelido.
“ Ero così preoccupata ! ” ansimò
Rosa senza quasi più fiato, “ l’ho cercata per tutta la casa senza trovarla !
Non sapevo più cosa fare ! Avevo paura che fosse scomparsa ancora ! ” La donna
sembrava disperata.
“ Mi dispiace averla messa così
in agitazione,” disse Giulia con sincerità, “ volevo solo fare due passi in
giardino.”
“ Sì, certo, ma per favore la
prossima volta mi lasci un biglietto.”
“ Non si preoccupi, lo farò
sicuramente.”
“ Ora sarebbe il caso di
rientrare, signora. Dovrebbe andare a riposare un po’ ed è l’ora …”
“ ….. di prendere le mie
pastiglie, lo so.”
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