lunedì 14 gennaio 2013

Capitolo 8


venerdì 16 maggio

“ Ciao … posso ? ” 
Una giovane donna sorridente la guardava sporgendosi dalla portafinestra.
Giulia rimase un attimo immobile. Non aveva idea di chi fosse la proprietaria di quella voce allegra.
“ Sono Cristina. …” continuò la donna un po’ esitante, “ posso sedermi qui con te ? ”
“ Prego.” Giulia le indicò con la mano la sedia di vimini davanti al dondolo.
Si osservarono in silenzio per qualche istante.
La donna dimostrava circa trentacinque anni ed era molto bella. Alta, snella, lunghi capelli neri con la frangetta e occhi scuri. Portava un completo pantalone bianco che le stava benissimo. Un top molto scollato metteva in evidenza il seno pieno e rotondo.
“ Come stai ? ” chiese un po’ titubante.
“ Uno schifo, ” rispose lei sentendo istintivamente un moto di simpatia nei confronti di quella bella sconosciuta.
“ Non sai chi sono, vero ? Non mi riconosci ? ” chiese lei.
“ No. Ma mi piacerebbe molto poterlo fare.”
“ Se preferisci, vado via. Ma mi spezzeresti il cuore” ribattè la donna sorridendo.
“ Non voglio che te ne vada. E per quanto ne so in questo momento, non ho motivi per desiderare che il tuo cuore sanguini.”
La risata della donna fu come un balsamo per la tristezza di Giulia.
“ Ascolta, prima di tutto una premessa importante. Potrei essere costretta ad andarmene all’improvviso correndo come una gazzella inseguita dai lupi. Tuo marito mi ha categoricamente proibito di farmi vedere fino a quando lui non lo riterrà opportuno, di conseguenza quella specie di arpia soprannominata Rosa sarà già attaccata al telefono con Cesare. Probabilmente gli sta dicendo che ho fatto irruzione con la forza.”
Giulia sorrise. “ Ed è vero ? L’hai fatto ? ”
“ Oh, puoi giurarci. Non l’ho mai sopportata. E sono incazzata nera con tuo marito.”
Beh, questa è una novità interessante nella villa delle favole, pensò Giulia. La franchezza di questa donna mi piace moltissimo.
“ Ok, guerriera senza paura. Chi diavolo sei ? ”
Lo sguardo di Cristina si fece più dolce.
“ Sono la tua migliore amica. Da sette anni. Da quando vivi qui. E non dormo da quando sei sparita. Giulia, so che non ti ricordi niente, ma dovevo venire a dirti che ti voglio un bene dell’anima e che voglio aiutarti. In qualsiasi modo.”
“ Grazie…. è molto triste non ricordarsi di una persona come te.”
“ Beh… so con certezza che a volte mi detesti.”
“ Ti detesto ? Perché ? ”
“ Perché nonostante la tua fama e le tue eccezionali capacità, la più grande chef del Lago Maggiore sono io. In qualsiasi modo tu la pensi ! ”
Risero insieme.
“ Non temere, quando ritroverò la memoria affronteremo nuovamente quest’argomento. Non mi hai convinta ! ” ribattè Giulia.
Poi, con aria più seria, cominciò “ Cristina…perché Cesare ti ha proibito di venire a trovarmi ? ”
“ Oh, non temere, non è niente di personale. Sono anche amica sua ! Ma lui pensa che in questo momento tu abbia bisogno di ritrovare la serenità riposando, e crede che  le visite di persone che non ricordi possano turbarti troppo. Avrà anche convinto gli altri, ma non ne sono troppo sicura …. e di certo non ha fermato me ! Intendiamoci, le sue sono le migliori intenzioni. Ma come potevo non farti sapere che ti voglio bene e che sono qui ? Per qualsiasi cosa, Giulia, qualsiasi cosa.”
Gli occhi di Cristina luccicavano di lacrime. “ Ho avuto così tanta paura che non ti avrei più rivista ! Sei sparita nel nulla, nessun messaggio, potevi essere morta ! No, non l’avrei sopportato …”
Giulia voleva disperatamente consolarla, ma non sapeva cosa dire. Era un po’ stordita dall’irruenza di Cristina, anche se si rendeva conto che la donna era sincera.
“ Beh, ora sono qui, sana e salva. E sono sicura che presto tutto tornerà come prima. Ma tu dovrai raccontarmi tutto. Voglio conoscere ogni minimo dettaglio, da quando ci siamo conosciute all’altro ieri”.
Cristina tornò con la mente al fascio di lettere che aveva preso dal cassetto di Giulia e nascosto nella sua borsetta. Si sforzò di cancellare quel ricordo.
Almeno per ora.
In quel momento arrivò Rosa. Ignorando volutamente la presenza di Cristina ed evitando anche di guardarla, porse a Giulia due pastiglie bianche e un bicchiere d’acqua.
“ Deve prendere queste ” disse con un tono quasi offeso.
“ Cosa sono ? ” chiese Cristina con voce tagliente.
Rosa non le rispose.
“ Me le ha prescritte il neurologo dell’ospedale. Servono per rilassarmi”  rispose Giulia dopo averle deglutite.
“ Sarà…ma non sono convinta che la soluzione sia nelle medicine” aggiunse Cristina.
“ Ora la signora dovrebbe riposare un po’. Tra poco l’avvocato arriverà a casa per pranzare con sua moglie. Forse non è il caso che la trovi in compagnia.”
Cristina guardò Giulia con affetto e la baciò sulla guancia.
“ Torno presto, tesoro. E chiamami quando vuoi.” Con aria sdegnata passò davanti a Rosa urtandola e se ne andò, rapida com’era arrivata.
“ L’avvocato non sarà contento” sentenziò Rosa.
Giulia rispose con voce calma.
“ E lei non glielo dica, semplice, no ? ”
“ Io sono pagata per fare il mio lavoro” ribattè la donna.
“ E io sono una donna adulta e non voglio essere trattata come un’invalida, chiaro ? ”
Si alzò furiosa dal dondolo e andò a rifugiarsi in camera.

Gli album delle fotografie erano allineati su un ripiano del suo studio, dietro una piccola collezione di elefanti in legno. Si sedette sul morbido divano bianco e osservò la sua vita scorrere nelle immagini. Le accarezzò con le dita. I suoi capelli erano diversi, un anno mossi e quello seguente lisci e più chiari, raccolti in un elegante chignon o semplicemente sciolti. L’abbigliamento era quasi sempre molto sofisticato, classici tailleur di sartoria, abiti da sera o completini estivi più comodi ma chiaramente firmati e di ottimo taglio. La costante era la presenza di Cesare. E il fatto che tutte le fotografie si riferivano agli ultimi sette anni della sua vita. Gli album erano ordinati cronologicamente, dal giorno del matrimonio all’immagine più recente, un primo piano sorridente della donna sconosciuta con la quale stava cercando di convivere. Che strano, pensò, dove sono i miei primi trent’anni ? I miei genitori, le amichette dell’asilo, gli anni dell’adolescenza, i compagni di università, gli  ex-fidanzati ? Probabilmente questo è lo scaffale della mia vita con Cesare, e le altre foto saranno sistemate altrove. Devo ricordarmi di domandarglielo quando tornerà, si appuntò mentalmente.
Continuò a sfogliare gli album. C’erano molte foto bellissime del viaggio di nozze in Sudafrica.  
Da soli o in compagnia di altre persone, lei e Cesare erano sempre vicini, si tenevano per mano o si abbracciavano, ridevano e nei loro occhi brillava una luce speciale. Una coppia innamorata e felice. Tutte le altre persone, a parte Cristina, erano degli estranei. Cercò di fermare le lacrime che le erano salite agli occhi.  Dannazione ! imprecò a bassa voce, riuscirò a ricordarmi chi siete ! Si massaggiò la fronte. Le stava tornando il mal di testa. Rimise sullo scaffale gli album e osservò gli elefantini di legno. Non sapeva cosa fare. Non aveva nulla da fare. Aveva voglia di vedere Cesare, chiedergli tante cose e stare un po’ con lui. Quando sarebbe tornato ?  Si sentiva inquieta, agitata da sentimenti contrastanti e pensieri negativi. Forse sono solo un po’ depressa, pensò sospirando. Potrei scendere e scambiare qualche parola con Rosa, ma quella donna mi mette a disagio, riflettè Giulia. Sentì il ronzio del frullatore che saliva dalla cucina, dove la donna stava probabilmente preparando un concentrato di frutta, pillole e vitamine per lei.
Rosa era una specie di macchina da guerra. Se non stava cucinando, stava facendo le pulizie. Se non stava rifacendo i letti, stava spolverando gli scaffali passando uno strano pennello sul dorso di ogni libro. Se non passava l’aspirapolvere, stirava. Oppure le ricordava che era ora di riposare. Era ora di prendere le pastiglie. Era ora di mangiare qualcosa. Giulia si sentiva soffocata dalla sua continua presenza. Inoltre, la faceva sentire totalmente inadeguata. Faccio schifo, pensò, non sono neanche in grado di apprezzare la disponibilità altrui. Dovrei vergognarmi, continuò a rimproverarsi fissando il vuoto, mi sento minacciata dalla perfetta efficienza di una donna di mezza età senza prospettive mentre io me ne sto seduta a deprimermi lasciando che di tutto si occupi lei. Forse Rosa aveva una relazione con suo marito, lei aveva cercato di ucciderla e nel tentativo si era sporcata di sangue. Sì, proprio una bella fantasia.
Decise di aspettare Cesare nel porticato della cucina. Sentiva che era il posto della casa in cui desiderava trovarsi quando aveva bisogno di riflettere. Era chiaro che la sua era un’esistenza privilegiata e felice. E allora, quale poteva essere stato l’evento così traumatico che l’aveva spinta a rifiutarla, a desiderare di rinunciarvi ?  E per quanto tempo ancora sarebbe rimasta intrappolata in quel tunnel privo di ricordi ?

Quando Cristina tornò a farle visita, Cesare si trovava in studio come sempre e Rosa era in paese per sbrigare alcune commissioni. Arrivò passando dal giardino, bella e radiosa come la prima volta.
“ Ciao ! Mi inviti ad entrare ? ”
Giulia si sentì assurdamente felice per quella sorpresa inaspettata e corse ad aprire il cancelletto del portico per lasciarla entrare.
“ Certo ! Ho appena finito di preparare del caffè ! Vieni ! ”
Si sedettero l’una davanti all’altra al tavolo della cucina.
“ Non sono tornata prima perché non volevo disturbarti e Cesare mi aveva assicurato che se avessi avuto bisogno di qualcosa mi avrebbe avvisata …”
“ Oh, grazie, ma non credo di avere bisogno di nulla, ” a parte la mia memoria, pensò Giulia,           “ sono più che servita.” E sono anche tenuta in isolamento, le sarebbe piaciuto aggiungere, ma frenò la lingua in tempo. Sarebbe stato un commento cattivo e forse anche ingiusto. La verità era che si occupavano di lei ricoprendola di attenzioni. Rosa si occupava della casa, le cucinava i pasti e si preoccupava che non le mancasse mai nulla. E Cesare era gentile e affettuoso.  Ma l’unica cosa che Giulia avrebbe voluto era essere lasciata in pace, e questo non le veniva concesso.Erano passati dieci giorni da quando Cesare l’aveva ritrovata in ospedale e riportata a casa. In tutto quel tempo, Giulia si era limitata a vegetare. Non riusciva a fare altro che nutrirsi e dormire. Se non stava dormendo stava combattendo con se stessa per rimanere sveglia, e quando era sveglia continuava a combattere per non sprofondare nella disperazione. Per tutto il tempo in cui era sveglia si sentiva disperata. E l’unico modo per non esserlo era tornare a dormire. Un maledetto gatto che si mordeva la coda, un vicolo cieco nel quale girava in tondo senza riuscire a uscirne. Cesare riteneva che lei dovesse incontrare uno psichiatra, ma per il momento, le aveva detto, non c’era la possibilità di avere un appuntamento prima di due mesi. Giulia non riusciva neanche a prendere in considerazione l’ipotesi di vivere in quell’incubo per altri sessanta giorni.  Si consolava pensando che sicuramente non avrebbe avuto bisogno di andare a quell’incontro. La memoria le sarebbe tornata prima e la sua vita sarebbe continuata felice e gratificante come prima …. di cosa ?
Non aveva più sognato e nessun ricordo si era affacciato alla sua mente. Era come un guscio vuoto circondato dal niente più assoluto. Era lì, presente, e gli altri si muovevano intorno a lei, ma in realtà lei non esisteva.
“ Scusa, potresti ricordarmi come prendi il caffè ? ” chiese Giulia.
“ Con tre cucchiaini di zucchero … e se continui a non ricordartelo va bene ! Comunque, non illuderti di essere tanto speciale ! Io giro con un taccuino enorme nella borsa, e se non scrivo mi dimentico tutto quello che devo fare. Per non parlare di quando faccio gli ordini ai fornitori .. se non ho una lista più che dettagliata davanti agli occhi, tanto vale strappare i menu del ristorante e chiudere il locale ! Beh….. non sarà champagne, ma cosa ne dici di un brindisi ? ” rise sollevando la tazza e indicando quella che Giulia teneva tra le mani.
Per qualche istante si limitarono a bere il loro caffè. Entrambe stavano prendendo tempo prima di cominciare a parlare. La radio appoggiata sul banco da lavoro era accesa e sintonizzata su Radio Italia. Giulia riconobbe la voce del cantante degli Stadio, anche se non ne ricordava il nome e non avrebbe saputo dire il titolo del brano che stava ascoltando. Però era certa che le piacesse.  Beh, è già qualcosa, pensò con ironia.
“ Ti piace questa canzone ? ” chiese a Cristina tanto per rompere il ghiaccio.
“ Stai scherzando ? ” rise lei, “ io adoro quest’uomo ! Non ti fa venire i brividi e una voglia pazza di fare sesso, ovunque e subito ? ”
Risero insieme. Giulia si sentì felice per un attimo. Si ricordò che non rideva da giorni.                Cesare era sempre impegnato in tribunale o in studio e Rosa non era esattamente una compagnia divertente.
Sentì un rumore in giardino e si aspettò di vederla spuntare da dietro un albero. Erano circa le tre, l’ora in cui normalmente andava a riposare, quindi tra poco avrebbe dovuto prendere le sue pastiglie.
“ Parlami di te ” disse Giulia.
“  Mmmm… sei sicura ? Guarda che se comincio non finisco più ! Mi piace proprio moltissimo parlare di me ! Infatti tu sei una delle poche amiche che mi sono rimaste, gli altri adorano la mia cucina ma non mi sopportano più ! ”
“ Dai … raccontami come hai sempre fatto,” insistè Giulia traducendo per la prima volta in parole i pensieri che l’avevano angosciata negli ultimi giorni,“ forse se tutti si comportassero normalmente la memoria mi tornerebbe più in fretta. Cesare mi tratta come se mi dovessi rompere al primo soffio di vento e Rosa non mi permette neanche di spostare un bicchiere ! Sono praticamente obbligata a riposarmi a tempo pieno. Ti prego,” ripetè,           “ raccontami di te.”
“ Beh, però poi non lamentarti, io ti ho avvisata. Allora …., intanto io e te siamo coetanee….ma io sono più giovane di tre mesi ! Sono nata qui e ho sempre vissuto a Stresa. La mia famiglia si occupa di ristorazione da tre generazioni. Sono l’orgogliosa proprietaria del miglior ristorante della zona, il Lavarello Goloso. Beh, ovviamente questa è la mia opinione, ma i clienti arrivano anche da Milano per cenare da me. E sai perché ? E’ semplice: non mi sono mai piegata alle abominevoli pretese dei turisti stranieri. Spaghetti alla bolognese ricoperti di besciamella  con cappuccino ! Ma ti rendi conto ? Per quello possono andare dove vogliono ma di sicuro non da me ! Io cucino pesce freschissimo e servo eccellente vino. E’ un lavoro che adoro. Ho uno chef eccezionale, che tra parentesi è anche mio marito, ma passo quasi tutto il mio tempo in cucina. Sarà per questo che io e te abbiamo legato subito.”
“ Come ci siamo conosciute ? ”
“ Ah, questo è divertente. Allora, un bel giorno tu entri nel mio ristorante e ti siedi per pranzare. E naturalmente in questo non c’è nulla di strano. Il punto è che l’hai fatto per cinque giorni di fila, sempre sola e sempre all’ora di pranzo. Ma potevi essere un’agente di commercio o qualcosa del genere. Quello che mi lasciava perplessa era il fatto che ordinavi più cose, le assaggiavi appena e prendevi appunti ! Ma se tu fossi stata una giornalista o un’inviata di qualche guida gastronomica non saresti certo stata disposta a pagare i salatissimi conti che ti presentavamo ! E invece tu, niente ! Ordinavi, assaggiavi, scrivevi e pagavi ! Il sesto giorno non mi sono più potuta trattenere. Mi sono avvicinata al tuo tavolo e ti ho chiesto senza girarci intorno cosa diavolo stava succedendo ! Devo dire che la mia aggressività non ti ha minimamente scossa, anzi, ti sei anche scusata …  e mi hai spiegato che scrivevi libri di cucina ed eri sempre alla ricerca di nuove ricette bla bla bla …. Per farla breve, da quel giorno non hai più sborsato un euro e non ti sei neanche più levata di torno!” rise ancora, “ e quest’ultima considerazione è da considerare in senso affettuoso, è chiaro. Siamo diventate molto amiche e abbiamo anche fatto qualche lavoretto insieme.”
“ Che tipo di lavoretto ? ”
“ Servizi di catering. Il mio ristorante li fornisce normalmente. Quando qualcuno mi piantava in asso all’ultimo, tu mi hai sempre dato una mano.”
“ Ti andrebbe di fare una passeggiata in giardino ?” chiese Giulia, “ ho voglia di prendere un po’ d’aria.”
“ Certo. E portiamo con noi un’altra tazza di caffè.”

Passeggiarono in silenzio tra gli alberi, ascoltando il canto degli uccelli e i rumori delle lucertole che scappavano al loro passaggio. Giulia si sentiva rilassata e serena in compagnia di Cristina, ma la pace non durò a lungo.
“ Signora ? Signora Giulia ? ”
La voce ansiosa di Rosa lasciava intuire che la donna era molto preoccupata.
“ Sì, Rosa, siamo qui,” rispose calma Cristina,        “ stiamo facendo una passeggiata. Ha bisogno  qualcosa ? ” aggiunse in tono gelido.
“ Ero così preoccupata ! ” ansimò Rosa senza quasi più fiato, “ l’ho cercata per tutta la casa senza trovarla ! Non sapevo più cosa fare ! Avevo paura che fosse scomparsa ancora ! ” La donna sembrava disperata.
“ Mi dispiace averla messa così in agitazione,” disse Giulia con sincerità, “ volevo solo fare due passi in giardino.”
“ Sì, certo, ma per favore la prossima volta mi lasci un biglietto.”
“ Non si preoccupi, lo farò sicuramente.”
“ Ora sarebbe il caso di rientrare, signora. Dovrebbe andare a riposare un po’ ed è l’ora …”
“ ….. di prendere le mie pastiglie, lo so.”

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