martedì 22 gennaio 2013

Capitolo 14


I libri erano allineati sul ripiano più basso dello studio. Ne prese uno a caso, “ I colori e i profumi della salute, cento ricette per una dieta naturale, di Giulia Marini, Casa Editrice Il Fauno, Milano”.
Tombola.
Combattè con tutte le sue forze per non sedersi sul divano e mettersi a dormire. Non poteva permettersi di riposare neanche per un momento. Doveva raggiungere il telefono, e doveva farlo adesso, mentre Cesare non era in casa e il rumore dell’aspirapolvere le diceva che Rosa era occupata in salotto. E prima della prossima iniezione. Si chiese se era meglio lasciare la porta aperta oppure chiuderla. Se l’avesse chiusa non si sarebbe accorta di quello che accadeva nella casa,  però lasciandola aperta Rosa avrebbe potuto sentirla. Avrebbe corso questo rischio, cercando di parlare a voce molto bassa.
Seduta alla scrivania, con il cuore che batteva all’impazzata, Giulia sollevò piano il ricevitore e se lo portò all’orecchio. Il rumore del segnale le sembrò frastornante, ed ebbe paura che lo si sentisse in tutta la casa. Con le dita che le tremavano, cercando di mettere a fuoco i numeri sulla tastiera, compose il 1240.
“ 1240 – buonasera – sono massimiliano – posso esserle utile ?” rispose l’operatore.
“ Ho bisogno di un numero di Milano,” bisbigliò Giulia.
“ Mi scusi, non la sento. Può ripetere ?”
“ Un numero di Milano,” ripetè lei a voce un po’ più alta, “ Casa editrice Il Fauno.”
“ Casa Editrice …?”
“ Il Fauno.” Sbrigati, maledizione, sbrigati.
“ Il numero è 02.32.59.70. Desidera essere messa in comunicazione in modo  automatico ?”
“ Sì.”
“ Resti in linea e grazie per aver utilizzato il nostro servizio.”
Giulia chiuse gli occhi e trattenne il fiato, sentendo il telefono squillare libero all’altro capo del filo e il ronzio dell’aspirapolvere da basso. Aveva una voglia irresistibile di appoggiare la testa sul libro davanti a lei e riposare pochi secondi. Solo pochi secondi. La testa cominciò a ondeggiare e lei riuscì a riprenderne il controllo solo quando si vide riflessa nel monitor spento del computer.
La donna che la stava fissando con lo sguardo appannato non era la stessa che aveva visto per la prima volta nello specchio del bagno di Sinergy. La bella donna dai lunghi capelli chiari e gli occhi verdi era stata sostituita da uno zombie dalla carnagione grigia e i lineamenti contorti.
Oh Dio, cosa mi stanno facendo ?
Si obbligò a rialzare la testa ciondolante, mentre una voce femminile rispondeva al telefono.
“ Casa Editrice Il Fauno, buonasera.”
“ Pronto.”
“ Prego, posso aiutarla ?”
“ Chi parla ?” chiese Giulia.
“ E’ la Casa Editrice Il Fauno. La sento lontana, con chi desidera parlare ?”
“ Con Luca.”
“ Chi devo dire ?” chiese la donna con un tono di voce leggermente sospettoso.
“ Sono Giulia.”
“ Scusi ? La sento molto male.”
“ Giulia. Sono Giulia Marini,” ripetè a voce più alta.
“ Giulia ? Giulia, sono Tiziana ! Non ti avevo neanche riconosciuta ! Ma che cos’hai ? Un brutto raffreddore ?”
“ Una specie di influenza. Posso parlare con     Luca ?”
“ Ora non c’è. Ha una riunione fuori sede. Ma come stai ? Sei tornata dal viaggio ? Quando vieni a trovarci ?” insistè la donna.
“ Ti prego, è molto importante … devo assolutamente parlare con Luca..”
“ Purtroppo ora non è possibile. Ma sei sicura che vada tutto bene ? Hai una voce strana.”
“ Tiziana… per favore, dimmi la verità…..recentemente avete sentito Cesare ?”
“ Cesare ? Sì, ha parlato con Luca quando sei partita. Ma non so precisamente cosa si siano detti.”
“ Gli ha detto che sono partita ? E dove sarei  andata ?”
“ Beh, se non lo sai tu … ma che cosa sta succedendo ?”
Il cuore di Giulia batteva talmente in fretta da non riuscire quasi a parlare. “ Tiziana, devi ascoltarmi.. Tiziana ..”
“ Ti sto ascoltando.”
Teneva gli occhi fissi sulla porta e le sembrava di sentire voci e passi, ma non stava arrivando nessuno. Doveva fare in fretta, ma i pensieri si accavallavano nella mente ed era tutto molto confuso.
“ E’ successa una cosa.”
“ Che cosa ? Cos’è successo ?”
“ E’ difficile da spiegare. Non so bene neanch’io. Ma non mi ricordo più chi sono.”
“ Giulia, non riesco a seguirti.”
“ Ti prego, ascoltami, non mi interrompere. Faccio molta fatica a parlare. Mi stanno dando delle medicine …”
“ Delle medicine ? Ma chi ?”
“ Cesare e Rosa.”
“ Rosa ? Chi è Rosa ?”
“ Mi fanno delle iniezioni e mi danno delle pastiglie che dovrebbero farmi tornare la memoria, invece mi fanno stare male, e non posso andare da nessuna parte …”
“ Giulia, Cesare è lì con te ? Me lo passi ?”
“ No !” Giulia si rese conto di aver gridato.             “ Ascolta ! Cesare ha mentito. Vi ha detto che ero partita ma non è vero ! E poi ho trovato tutti i miei documenti nascosti in uno zainetto. Invece a me ha detto che ho perso la memoria e mi ha ritrovata in ospedale dopo che sono scomparsa ..”
“ Giulia, ti prego, con calma. Hai detto che hai perso la memoria e sei scomparsa ? Non ci capisco più niente. Ricomincia da capo e spiegamelo più chiaramente.”
“ Non posso, non ho tempo ! Verranno a farmi un’altra iniezione ! Ti prego, devi aiutarmi ! Devi dire tutto a Luca. Devi dirgli di venire a    prendermi .”
“ Tiziana,” intervenne la voce di Cesare sulla linea mentre Rosa entrava nella camera,   “ Tiziana, sono Cesare.”
“ Cesare, ma cosa diavolo sta succedendo ?”
Giulia capì che era troppo tardi. Rosa si stava avvicinando con la siringa in mano.
“ Sono spiacente che ti abbia coinvolta,” stava dicendo Cesare,” avrei preferito non preoccuparvi.”
“ Di cosa stai parlando ? Che cos’ha Giulia ?”
“ Mi piacerebbe tanto saperlo.”
“ Mi telefona cercando Luca, praticamente non la riconosco, piange e mi racconta di essere scomparsa, di aver perso la memoria, di medicine che sta prendendo ….”
“ Sì, almeno la stiamo curando,” spiegò Cesare, “ il medico le ha prescritto degli ansiolitici per aiutarla a rilassarsi. Pensano che si tratti di una forma di esaurimento da stress.”
“ Caspita ! Possiamo aiutarti in qualche modo ?”
“ Non possiamo fare niente, solo avere pazienza e aspettare che si senta meglio. Il medico dice che questa forma di amnesia non dura mai a lungo.”
“ Un’amnesia ?”
“ Sì, e naturalmente non è assolutamente in grado di lavorare. So che siete sul punto di terminare un progetto editoriale, ma per il momento Giulia non è nelle condizioni di collaborare. Ti prego di riferirlo anche a Luca. Ma soprattutto, non preoccupatevi. La situazione si risolverà in poco tempo.”
Rosa prese Giulia per un braccio. Lei non reagì, rassegnata.
“ State tranquilli,” stava concludendo Cesare, “ non abbiamo bisogno di niente e comunque c’è solo da aspettare. Ci risentiamo presto, vi tengo aggiornati.”
“ Va bene, dai un bacio a Giulia da parte mia.”
“ Sarà fatto.”
Rosa le prese il ricevitore dalla mano e l’ago penetrò nella pelle.

La felicità di Giulia sembrava non avere limiti. Quando finirono di sistemarsi nella nuova casa, Cesare la convinse ad iscriversi ad un corso di fotografia, un hobby che lei aveva sempre sognato di trasformare in qualcosa di più serio. Inoltre, la sostenne nei suoi progetti di volontariato: si sarebbe dedicata due pomeriggi alla settimana a piccoli lavori di segreteria per la biblioteca pubblica di Baveno e il sabato pomeriggio avrebbe aiutato gli infermieri del pronto soccorso di Verbania all’accettazione. Per tutto il resto del tempo, avrebbe pensato alla loro splendida villa,    a suo marito e ai suoi libri di cucina. Le sembrava di vivere in un sogno.
Due mesi dopo il matrimonio, Cesare e Giulia festeggiarono il “mesiversario” con una cena a lume di candela al “ Vecchio Tram”. Mentre sorseggiavano il cognac guardandosi teneramente negli occhi,  il proprietario del locale si avvicinò al loro tavolo con una torta che fece spalancare gli occhi agli altri ospiti del locale: il dolce era una scultura che raffigurava la coppia in modo talmente perfetto da sembrare una foto. Gli occhi di Giulia si riempirono di lacrime di gioia. Nel corso della giornata aveva ricevuto un enorme mazzo di rose bianche, le sue preferite, e un biglietto dolcissimo che lui le aveva scritto per dichiararle il suo amore.

“ Vuoi qualcosa da mangiare ?” chiese Cesare.
“ Cosa ?” Giulia non era sicura di essere sveglia. Forse stava ancora sognando. Anzi, ricordando.
“ Ti ho chiesto se vuoi mangiare qualcosa. Ti preparo un panino ? Vuoi una spremuta  d’arancia ? Un frullato di frutta ?”
“ Vorrei un caffè.”
“ Sai che il caffè a stomaco vuoto non ti fa bene.”
“ Per favore, ho solo voglia di un caffè…”
“ Giulia …”
“ Va bene, una spremuta va bene.”
“ Vedi, quando mi ascolti e sei ragionevole le cose funzionano meglio. Se ti ostini a farti del male mi costringi a riportarti in camera.”
“ Oh, no, ti prego. Mi piace tanto questo portico. Mi piace guardare i fiori e riposarmi sul dondolo.”
Giulia si guardò intorno per essere sicura di trovarsi davvero seduta nel portico.
“ Lo so. Ti è sempre piaciuta questa parte della casa. E io voglio fare il possibile per renderti felice. Ma devi comportarti bene e non rendermi le cose difficili.”
“ Non lo faccio apposta. Mi sento molto confusa.”
“ Devi fare quello che dice il medico.”
“ Sì. Grazie per essere così premuroso.”
“ Ti amo tanto. Farei qualunque cosa per te.”

Dal momento che Cesare considerava indispensabile la prima colazione, anche Giulia cominciò a mangiare al mattino, invece di limitarsi ad una tazza di caffè come aveva sempre fatto.
I pasti, diceva Cesare, sono fondamentali. Non serve scrivere di diete equilibrate se poi non si seguono le regole. Anche il pranzo e la cena dovevano essere studiati con attenzione, per bilanciare carboidrati, proteine e grassi, il tutto accompagnato dalle vitamine e dagli integratori. Cesare mostrò a Giulia come dividere in razioni quotidiane le scatole e scatole di vitamine che occupavano un intero scaffale della cucina. Oltre a seguire lo schema dei pasti, Giulia si adattò alle abitudini di lui. Cesare considerava quasi un obbligo la solidarietà tra loro. Se lui rimaneva sveglio fino a tardi, anche lei doveva farlo. Se lui decideva di andare a dormire presto, anche lei doveva seguirlo. Se Cesare si svegliava al mattino e Giulia era fuori per fare jogging, lui si irritava. Voleva sempre averla al suo fianco al risveglio. Giulia cominciò a prestare molta attenzione agli orari e alle abitudini. Quando lui rimaneva a casa a lavorare sulle sue pratiche, passava ore ed ore al telefono. Qualche mese dopo, Giulia chiese alla Telecom di installare una seconda linea, perché il telefono era così spesso occupato che lei non poteva ricevere nessuna telefonata. Nei giorni in cui andava in studio Cesare la chiamava in continuazione. E Giulia doveva fare lo stesso. Nell’improbabile ipotesi che lei se ne dimenticasse, Cesare le lasciava promemoria in tutta la casa per ricordarglielo. Quando non le diceva quanto l’amava, lui lo scriveva sugli scontrini delle carte di credito, su pezzi di carta strappati dai quaderni degli appunti di lei, come indizi di una caccia al tesoro. A volte, quando bevevano qualcosa insieme in un bar, lui scribacchiava messaggi d’amore sui tovagliolini di carta o sui sottobicchieri e glieli passava. Una volta, mentre Giulia si passava la crema sul corpo dopo aver fatto la doccia, lui si sedette sul bordo del letto a poca distanza da lei e rimase ad osservarla. Dopo qualche minuto si alzò impaziente, trovò un post-it e una matita, scrisse qualcosa in fretta e passò il biglietto a Giulia. Lei lo lesse incredula e poi si mise a ridere.
“ Sono geloso della tua crema,” le aveva scritto,   “ di qualsiasi tuo pensiero che non sia per me.”
Un pomeriggio, mentre erano sul divano abbracciati ad ascoltare musica, lui le sussurrò all’orecchio:“ Noi due abbiamo qualcosa che gli altri potrebbero solo sognare. La nostra vita insieme rende quella degli altri una banalità.” Lei si strinse di più a lui, felice di ascoltare le sue parole. “ Il nostro matrimonio è talmente perfetto e meraviglioso che tutti ce lo potrebbero invidiare. E farebbero qualsiasi cosa per distruggerlo.” Giulia lo guardò confusa. “ Qualcuno potrebbe raccontarti bugie su di me,” continuò Cesare, “ se vuoi che il nostro matrimonio duri per sempre, non ascoltare quello che ti dicono. Le persone sono gelose di quello che abbiamo. Devi sempre fidarti di me. Se mi ami davvero, dovrai sempre avere fiducia in me.” Lei annuì. Questa era una frase che Cesare le ripeteva spesso. A volte, pensava Giulia, lui diceva cose strane.
“ E’ l’ora delle sue pastiglie.”
“ Le devo proprio prendere ?”
“ Signora Giulia  …”
“ Mi scusi. Solo non mi sembra facciano niente.”
“ L’avvocato e il dottore pensano di sì.”
“ Mi fanno sentire più stanca. Non ho mai voglia di fare niente.”
“ Non è necessario che si occupi di nulla. Si dia il tempo per guarire. Forse ha solo bisogno di molto riposo.”
“ Ma non riesco a concentrarmi su niente. E poi ho sempre mal di testa. Mi basta camminare per pochi metri e sono già stanchissima.”
“ Non ha bisogno di andare da nessuna parte.”
“ Da quanto tempo sono qui ?”
“ Qui dove ?”
“ Da quanti giorni sono tornata dall’ospedale.”
“ Da circa un mese.”
Un mese, riflettè Giulia, un mese che vivo come uno zombie.
“ Si sta rimettendo.”
“ Quando ero in ospedale mi sentivo bene.”
“ E’ un discorso senza senso. Ora prenda le sue pastiglie.”
“ Preferirei di no.”
“ Se non le prende, l’avvocato le farà un’iniezione.”
Giulia sospirò rassegnata e tese la mano.

Una domenica pomeriggio, poco dopo essersi sistemati, Cesare aprì l’armadio di Giulia ed esaminò ogni capo di abbigliamento, scarpe e accessori compresi.
“ I tuoi vestiti non sono abbastanza eleganti,” disse, “ e non sono abbastanza aderenti.                Mi piacciono gli abiti attillati. Adoro vedere le curve del tuo corpo.”
La settimana seguente fece venire a casa una sarta. Giulia indossò tutti i suoi vestiti davanti alla donna e a Cesare, che decise le modifiche da fare. Alla fine, tutto il suo guardaroba la fasciava quasi come una seconda pelle.  Quando andò a comprare qualcosa di nuovo nei migliori negozi di Stresa, dietro insistenza di lui, Cesare l’accompagnò fin dentro lo spogliatoio e lei provò tutto aspettando la sua approvazione. La scelta finale era sempre di Cesare. Anche se lei avrebbe preferito indossare comodi jeans e completi sportivi, accettò di mettersi nelle mani di Cesare per essere plasmata secondo il suo ideale di eleganza. L’influenza di lui non si limitò al guardaroba. La convinse a farsi crescere i capelli e a schiarirli.  Anche in questo caso Giulia si mostrò condiscendente. “ Se basta questo per rendere felice Cesare, ” disse a Luca che era rimasto molto stupito del cambiamento del suo aspetto, “ se  lo rendo contento vestendomi in un certo modo o con una certa acconciatura, perché non dovrei farlo ? Per me è più importante che l’uomo che amo sia felice. Sono solo cose superficiali, e farle non mi costa nulla.”
Quando però lui le suggerì di farsi ingrossare il seno da un chirurgo plastico, lei gli disse che avrebbe preferito pensarci un po’. L’idea la metteva in imbarazzo. Cesare rimase di cattivo umore per settimane.

“ Forse oggi potremmo uscire insieme,” propose Giulia.
“ Ci penseremo più tardi,” rispose Cesare sistemandole il vassoio della colazione sul letto.
“ Mi rispondi sempre così.”
“ Scusa ?”
“ Mi dici sempre che ci penseremo e poi non usciamo mai.”
“ Forse invece oggi andremo a prendere un po’ di sole.”
“ Pensi che potrei perdermi ancora ?”
“ No.”
“ Non ti devi preoccupare. Non ho neanche l’energia per salire due scalini.”
“ Non sono preoccupato.”
“ Ti ho capito, sai ?”
“ Hai capito cosa ?”
“ Perché lavori sempre a casa.”
“ Cioè ?”
“ Per controllarmi.” Giulia cercò di interpretare l’espressione di Cesare.
“ Non dire sciocchezze. Non voglio che tu ti senta sola. E voglio prendermi cura di te.”

Il primo giorno in cui Cesare portò Giulia a fare jogging al Mottarone con i suoi amici, prima che gli altri arrivassero le disse: “ Ho detto a tutti che sei un’atleta, quindi dovrai tenere il nostro ritmo o mi farai fare una brutta figura, ok ?”. Per dieci chilometri Giulia, che praticava lo jogging saltuariamente e per un’ora al massimo, corse con Cesare e con gli altri senza mai fermarsi nonostante la fatica. Sei mesi dopo, quando alla fine si vide costretta a rivolgersi a un dottore, le trovarono una lesione al ginocchio in conseguenza dello sforzo. Giulia non si lamentò con Cesare. Lo aveva fatto felice, e questa era l’unica cosa che contava.

“ Ho sentito suonare il telefono.”
“ Avevano sbagliato numero.”
“ Non ci credo. Perché non mi dice la verità ?”
“ Si sta sbagliando.”
“ L’ho sentita rispondere che sono ancora in viaggio.”
Rosa non rispose. Si chinò sul lavandino della cucina e cominciò a lavare le verdure.
“ Lei pensa che io abbia tradito mio marito ?”
La donna continuò a lavorare in silenzio.
“ Pensa che abbia avuto una relazione con il marito della mia amica ?” insistè Giulia in tono agitato.
Rosa si girò guardandola con un’espressione indecifrabile. “ Non lo so.”
“ Non ha neanche un’opinione ?”
“ Penso che la sua amica ne sia convinta.”
“ Posso telefonare a Paolo per chiederglielo ?”
“ Scusi ?” Rosa era strabiliata. “ Vorrebbe telefonare al marito della sua amica per chiedergli se avete avuto una relazione ? Non mi sembra una buona idea.”
Giulia chiuse gli occhi. Rosa aveva ragione, era decisamente un’idea folle.
“ Vorrei solo conoscere la verità,” mormorò piano. 
“ Ne è sicura ?” ribattè la donna nascondendo le lacrime.

“ Per quanto tempo dirai a tutti i nostri amici che sono in viaggio ?” chiese Giulia quando Cesare tornò per la cena.
“ Presumibilmente fino a quando non ricorderai chi sono i nostri amici.”
“ Perché non ci posso parlare adesso ?” insistè Giulia.
“ Credo che se ci parlassi ora per te sarebbe traumatizzante. E per loro ancora di più.”
“ E come mai ?”
“ In primo luogo, quando parli biascichi …” rispose Cesare aiutandola a sedersi sul divano.
“ Biascico ? In effetti, ho qualche difficoltà a ..”
“ E poi si preoccuperebbero molto e insisterebbero per venire a trovarti…”
“ Cosa c’è di male ?”
“ Giulia, da quanto tempo non ti guardi allo specchio ?”

“ Rosa, lei pensa che io sia una brutta persona,  vero ?”  Giulia era in piedi sulla porta della cucina e osservava la donna che preparava qualcosa con le mani sporche di farina. Non era sicura di voler sentire la risposta.
“ Credo che lei stia vivendo un momento molto difficile.”
“ A volte penso che per un uomo come mio marito sia imbarazzante avere accanto una moglie con i miei problemi.”
La donna non rispose.
“ Intendo dire, come può una persona come Cesare avere voglia di vivere con me ?”
“ Io credo che lei sia stata sfortunata, tutto qui. Non è detto che nella vita le cose non possano migliorare. Penso che suo marito l’ami molto. E che prenda molto sul serio l’impegno matrimoniale.”
“ …. finchè morte non ci separi ?” ironizzò Giulia.
Rosa continuò a impastare senza aggiungere altro.

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