Naturalmente, era possibile che
l’aggressione non fosse avvenuta in studio, riflettè Giulia mentre guardava
senza vederle le ville che scorrevano davanti ai suoi occhi sulla strada
panoramica. Cesare guidava velocemente,
forse per riportarla a casa il prima possibile e tornare ai suoi impegni di
lavoro. Le curve le davano un po’ di nausea. Le sarebbe piaciuto fare quella
strada a piedi, ma sapeva che Cesare non glielo avrebbe permesso, anche se
ormai mancavano poche centinaia di metri. Una volta arrivata, decise, avrebbe
passeggiato in giardino fino all’ora di prepararsi per la cena. Si sentiva decisamente
meglio e più attiva, e lo dimostrava il fatto che avesse il desiderio di
muoversi e di camminare. Continuando a riflettere in silenzio, si convinse che
un po’ di moto le avrebbe fatto bene, spazzando via le ragnatele dalla mente.
Al momento, le idee più strane e
disparate spingevano ai margini del cervello, accalcate l’una sull’altra, senza
collegamento tra loro, come fili elettrici in corto circuito. Sentiva la
necessità di dare il via a quei pensieri, lasciarli correre liberamente,
cercare di incastrarli tra loro in modo razionale. E magari mandarli via. Ma
quali pensieri ? Che Cesare le aveva
mentito dicendole di essere stato aggredito da un cliente fuori di testa ? Che
Rosa lo copriva per proteggerlo ? Ma proteggerlo da cosa ? Che storia c’era
dietro ? Forse Cesare era stato veramente accoltellato al petto da quel tale,
esattamente come le aveva detto, solo che l’aggressione non era avvenuta in
ufficio e sicuramente non sotto gli occhi della segretaria, ma fuori dal
tribunale, o in una via deserta …. sarebbe
stato anche più logico. Pensandoci meglio, non le sembrava di ricordare
che lui avesse detto precisamente che era successo in studio.
Ma non poteva escludere l’ipotesi
che l’aggressione non fosse mai avvenuta.
In effetti, sembrava che Lelia
non ne sapesse assolutamente nulla, e questo era molto strano, perché non
avrebbe avuto senso non far sapere alla propria segretaria che un cliente
vendicativo con il quale anche la ragazza aveva avuto dei contatti circolava con un’arma e intenzioni forse
omicide.
Le possibilità, quindi, non erano
poi molte. E una di queste, non certo la migliore, era che fosse lei ad
essere fuori di testa. Poteva essere che avesse immaginato e frainteso ogni
cosa, la cicatrice, i punti, la reazione di Lelia. Era senza senso. Niente
aveva più un senso. Ma c’era mai stato ? E perché Cesare avrebbe dovuto
mentirle ? Per quale motivo ? I suoi
pensieri rimbalzavano impazziti cercando una risposta a tante domande. E
forse c’era un’unica spiegazione possibile. Se Cesare le aveva mentito, lo
aveva fatto per proteggere lei. Cesare sapeva esattamente cos’era successo,
sapeva quello che lei aveva fatto, ed era qualcosa di talmente orribile
che era convinto di doverle nascondere la verità e in qualche modo proteggerla
dalle conseguenze del suo gesto. Aveva
assistito a … cosa ? Forse aveva tentato di fermarla ed era lei la responsabile
di quella lunga ferita sul suo petto ? Il sangue sulla sua camicetta era di
Cesare ?
Emise involontariamente un
gemito.
“ Stai male ? Ti dà fastidio la
macchina ? ” La voce di Cesare la riportò alla realtà.
“ Cosa ? Oh, no, è tutto a
posto.” Cercò di assumere un’espressione più serena mentre l’automobile
imboccava il vialetto di casa. “ Credo che ora farò una passeggiata in
giardino.”
“ Non sei stata in giro
abbastanza per oggi ?”
“ Solo due passi per sgranchirmi
le gambe.”
“ Potresti farti accompagnare da
Rosa.”
“ Non credo sia necessario. Posso
benissimo camminare in giardino da sola.”
“ Ma se stamattina ti sentivi a
pezzi.”
“ E’ vero, ma adesso mi sento
molto meglio.”
Cesare non scese neanche dalla
macchina. Probabilmente era molto in ritardo, la sua comparsa di quel mattino
allo studio e il pranzo fuori programma dovevano avergli scombinato gli impegni
della giornata. La baciò su una guancia e fece retromarcia in fretta. Prima di
arrivare alla porta d’ingresso si sentì chiamare. “ Giulia !”
Convinta che fosse Cesare, si
girò decisa a parlargli immediatamente dei suoi dubbi, a raccontargli del
sangue e dei soldi, a pregarlo di dirle la verità su quanto era successo per
cercare di mettere la parola fine a quell’incubo. Gli avrebbe spiegato che non
aveva bisogno di essere protetta, ma di sapere quello che era veramente
accaduto. Ma al posto di Cesare vide uno sconosciuto biondo e molto attraente che
le sorrideva dall’esterno del giardino. Chi era ? Sicuramente lui si aspettava
di essere riconosciuto. Tornò indietro e si diresse al cancelletto.
“ Ciao, ” la salutò l’uomo quando
lei lo raggiunse.
“ Sono contento di rivederti, ”
disse lui, ma il sorriso gli si spense sulle labbra quando la osservò meglio in
viso. “ Come stai ? Non mi sembri in gran forma.”
“ Non sono stata molto bene. Ma
adesso mi sto rimettendo.”
“ Sì, so quello che ti è
successo. Spero che si risolva al più presto.” I suoi occhi le dicevano che non
credeva sarebbe accaduto. Ma con chi stava parlando ? E come faceva a sapere
quello che le era successo ? E perché le sembrava così preoccupato ?
“ Quindi non hai cucinato molto
nell’ultimo periodo, immagino.”
“ Cucinato ? Oh, no, direi che
non mi sono neanche avvicinata ai fornelli.” La mente di Giulia si sforzava di
ricordare qualcosa. Quel volto non era presente nelle foto degli album che
aveva sfogliato decine di volte ?
“ Beh, anch’io non cucino da un
po’. Come sicuramente saprai, Cristina mi ha messo in punizione, per usare un
eufemismo.” Paolo ? Il marito di Cristina ? In effetti, nelle foto lui non
appariva quasi mai.
Lo osservò attentamente, cercando
di capire. Quell’uomo non era un affascinante sconosciuto ma l’uomo sposato
alla sua migliore amica. Che strana situazione. Le sfuggiva qualcosa.
“ Eh… ehmm. … come va ?”
“ Oh, ti prego, Giulia, non
alzare una barriera.” Sembrava improvvisamente afflitto.
“ Cosa vuoi dire ?”
“ So che Cristina è convinta
delle sue idee assurde e non sarà facile ritrovare la serenità di una volta. Ma
speravo che almeno tu, anzi, proprio tu, riuscissi a essermi amica come
sempre.”
Giulia non ci capiva niente. Gli
sorrise un po’ stranita. “ Ok. Amici come sempre.”
“ Adesso va meglio. Credo che non
potrei sopportare freddezza anche da parte tua.”
“ Perché dovrei essere fredda con
te ?” chiese Giulia sempre più incuriosita.
“ Ma dai ! Allora è vero che non
ne sai niente. E di certo la mia deliziosa moglie ha preferito intrattenerti
con argomenti più frivoli. Forse mi aspetto sempre troppo da lei. Però mi sono
preoccupato da morire quando ho saputo che eri scomparsa. Con tutto il tempo
passato a cucinare insieme, quando ti raccontavo tutti i miei guai … sei
l’unica persona con la quale riuscivo a parlare a cuore aperto.” Rimase un
attimo in silenzio.“ E sono sicuro che avevi capito quali erano i miei
sentimenti per te.” Giulia cominciava a sentirsi un po’ imbarazzata. “ Da
quando sei sparita, mi sei mancata molto. Ti ho pensata spesso. E mi dispiace
davvero tantissimo vedere che non stai bene.”
“ In realtà c’è qualcosa di più.”
“ Cioè ? Cos’è successo ?”
Giulia sospirò senza sapere da
che parte cominciare, e proprio in quel momento vide Cristina arrivare dal
giardino. Allora scosse la testa, ritenendo che non fosse il momento più adatto
per una confessione.
“ Eccoti. Allora non mi sono
sbagliata pensando di trovarti qui. Non hai resistito molto, vero ?” apostrofò
il marito con voce tagliente come un rasoio. Giulia li guardava imbarazzata e
perplessa. Senza capirne il motivo, si sentiva anche un po’ in colpa.
“ Non credi che ogni tanto
potresti sforzarti di essere meno aggressiva ?” La voce di Paolo era irritata
quanto quella di Cristina.
Tutt’altro che felice di trovarsi
nel mezzo di una lite coniugale, Giulia decise che era il momento di lasciarli
soli e di rientrare in casa. Le era anche venuta voglia di sdraiarsi un po’ a
sonnecchiare prima di cena. “ Adesso è meglio se vado….”
“ Non mi dirai che un po’ di
tensione tra marito e moglie ti spaventa, voglio sperare,” le disse Cristina
con aria di sfida.
“ Beh… in realtà sono stanca e
vorrei andare a riposare.”
“ Certo. Lo capisco. Per te
questo è un gran brutto momento.” Nella voce di Cristina c’era un’inflessione
crudele che lasciò Giulia attonita. Sembrava che la sua rabbia nei confronti di
Paolo rimbalzasse su tutto quello che si trovava intorno a lui. “ Sei stato
davvero caro a venire fino a qui per fare un saluto. Scommetto che sei rimasto
nascosto in un cespuglio fino a quando Cesare non è andato via.”
“ Stai diventando offensiva. Sono
venuto apposta per vedere come stava e non mi sono chiesto se Cesare fosse in
casa oppure no.”
“ Ma guarda. E casualmente tu
prendevi il sole in giardino ?” continuò Cristina rivolgendosi a Giulia, “ ma
che simpatica coincidenza. Beh, in fondo tu hai fatto della coincidenza
un’arte, no ?”
“ Cristina, è proprio necessario
prendersela anche con lei ?”
“ Ho appena cominciato, e non
vedo l’ora di farla fuori.”
“ Beh, allora lo farai da sola.
Io torno a Stresa a occuparmi del locale.”
“ Certo, è molto comodo avere
sempre molto lavoro che ti aspetta.”
“ Senti, Cristina, non capisco
che cosa ti abbia fatto arrabbiare in questo modo, ma in ogni caso sarà meglio
riparlarne stasera a casa.”
“ Se avrai ancora una casa in cui
tornare !” lo minacciò lei.
Paolo scosse le spalle
sconsolato. Giulia era combattuta tra l’istinto di ignorare tutta la faccenda,
rispondere a tono, cercare di mettere pace o girare i tacchi e andarsene.
Lui si girò verso Giulia. “ Cerca
di stare bene,” le disse gentilmente.
“ Non la vuoi baciare e
abbracciare ? Certo non sarai a disagio per la mia presenza !” ringhiò
Cristina.
“ Se hai bisogno di qualcosa, sai
dove trovarmi.” disse invece Paolo.
“ Ti ringrazio,” rispose Giulia,
“ è bello sapere di poter contare su qualcuno.”
“ Oh, stai tranquillo, lo farà
sicuramente. La povera Giulia ha molto bisogno di aiuto, non è vero, cara ?”
Paolo se ne andò senza aggiungere
altro e Giulia restò a guardarlo mentre si allontanava. Prima di uscire dal
cancello, lui alzò ancora la mano in un ultimo saluto. Aveva paura di voltarsi
e affrontare Cristina. Sentiva lo sguardo di lei puntato sulla sua nuca,
bruciante come la lava di un vulcano in eruzione. Uno sguardo ostile, cattivo,
carico di rancore. Ma perché ?
“ Che cosa sta succedendo ?” le
chiese trovando la forza di affrontare la donna che diceva di essere la sua
migliore amica. Cristina rispose con una risatina sarcastica.
“ Penserai che io stia dando fuori di testa.”
“ No, assolutamente. Ma non so in
quale situazione mi trovo.”
“ Ah, sì, è vero ! Scusa, ho
dimenticato che hai perso la memoria. Questo rende la tua posizione molto
comoda, non è vero ?”
“ Senti, adesso basta. Vuoi dirmi
cosa diavolo c’è che non va ? Sei furiosa con me e non ne conosco la ragione !”
“ Furiosa con te ? Pensi che
dovrei esserlo ?”
“ Non lo so.”
“ Ah. Tu non lo sai.”
“ No. L’ultima volta che sei
venuta a trovarmi non lo eri di sicuro. Abbiamo passeggiato insieme e quando
sei andata via ero convinta di avere un’amica.”
“ E non ti ricordi altro ?”
“ Che ho pensato la stessa cosa
anche la prima volta.”
“ Già. Beh, è interessante,
perché lo credevo anch’io.”
“ E allora qual è il problema ?
Ti ha dato fastidio che tuo marito sia venuto a salutarmi ?”
“ Perché, ne avrei motivo ?”
“ Non so cosa dire. E’ chiaro che
tra voi due c’è tensione, ma non mi sembra che un saluto a un’amica possa
scatenare gelosie da tradimento.”
“ Trovo molto divertente che tu
abbia usato la parola tradimento.”
“ Ti dispiacerebbe essere più
chiara ? Mi sembra un enigma.”
“ E gli enigmi non ti piacciono ?
E’ buffo. Ero convinta che ne andassi pazza. E’ proprio vero che le persone che
pensi di conoscere meglio non smettono mai di sorprenderti.”
“ Per favore, dimmi chiaramente
che cosa credi che ti abbia fatto di tanto terribile.”
“ Beh, non è che io lo creda
soltanto, sai ? E mi piacerebbe
moltissimo sbatterti in faccia tutto quello che penso. Purtroppo non lo posso
fare. Ho promesso di stare zitta e io mantengo sempre la parola data. A differenza
di altre persone di mia conoscenza.”
“ Che cosa hai promesso ? E a chi
? ”
“ Signora Giulia ? ” chiamò Rosa
dalla porta, “ per favore, entri in casa.”
“ Hai paura del padrone ?” le
urlò Cristina. Rosa la ignorò e scese gli scalini per andare incontro a Giulia
e accompagnarla all’interno della villa.
“ Forse è meglio così,” continuò
Cristina, “ scappa a casa. Corri a nasconderti.”
“ No. Voglio sapere perché ce
l’hai tanto con me,” insistè Giulia liberandosi del braccio di Rosa con uno
strattone.
“ Lasciamo stare. Non voglio
peggiorare la situazione.”
“ E come potresti renderla
peggiore di questa ?”
“ Dicendoti quello che penso di
te.” Ora nella voce di Cristina non c’era più rabbia, ma sofferenza e angoscia.
“ Credevo che tu fossi la mia amica.”
“ Anch’io.”
Cristina cominciò a camminare avanti
e indietro sulla veranda agitando le braccia.
“ Sono stata un’ingenua e una
cretina. E non lo sopporto. Quello che mi fa impazzire è che non mi sono mai
accorta di niente. Che idiota !”
“ Non ti sei accorta di cosa ?”
“ Smettila di fare la verginella
con me, chiaro ? Adesso so tutto della tua relazione con mio marito. Tutto !”
“ La mia cosa ? Una relazione con
tuo marito ? Ma sei impazzita ! Cosa stai dicendo ?” Giulia non credeva alle
sue orecchie. Forse aveva capito male. Era impossibile.
“ Se penso a tutte le volte che
mi sfogavo con te, pensando che tu fossi l’unica persona al mondo di cui potevo
fidarmi ! E tu ! Tu ! Vi siete anche divertiti alle mie spalle !”
“ Non capisco più niente,”
mormorò Giulia, cercando aiuto in Rosa e trovando sul suo viso un’espressione
orripilata.
“ Per me invece è tutto
chiarissimo. Ti sei scopata mio marito e pensi ancora di fare la santarellina !
”
“ Adesso è meglio rientrare,”
intervenne Rosa agitatissima, “ l’avvocato starà per rientrare.”
Ma era possibile ? Aveva davvero
avuto una relazione con il marito della sua migliore amica ? Paolo aveva detto
qualcosa a proposito dei sentimenti che provava per lei. Quindi, lei li aveva
ricambiati ? E avevano avuto una storia ? E se era così, come faceva Cristina a
saperlo ? Forse Paolo si era pentito e le aveva confessato la verità ? Ma
allora doveva averlo fatto adesso, perché in caso contrario come si
giustificava l’improvviso cambiamento di Cristina nei suoi confronti ? Se tutto
questo era vero, significava che Paolo era la causa di tutto quello che le era
successo ? E Cesare sapeva di questa relazione ? Li aveva trovati insieme e
aveva fatto una scenata ? Erano arrivati alle mani ? E forse lei aveva
afferrato un coltello e l’aveva colpito…. aveva cercato di accoltellare suo
marito perché aveva una storia con un altro ? Ma la relazione c’era stata
davvero o era un’invenzione della gelosia di Cristina ?
Dannazione, che cosa era vero e
cosa non lo era ?
Era
davvero sulla veranda di casa con una domestica che la fissava terrorizzata e
una donna che lei credeva essere un’amica che l’aveva appena accusata di
essersi portata a letto il marito, rinfacciandole un tradimento con un uomo che
neanche aveva riconosciuto ? Era questa la
realtà ? Era questa la vera vita
di Giulia Marini ? Ecco perché era fuggita. Ecco perché non voleva ricordare. E
chi avrebbe voluto farlo ?
“ Come fai a saperlo ?” chiese a
Cristina con voce spenta.
“ Lo so.” Cristina si lasciò
cadere su un gradino di pietra. “ E anche Cesare lo sa.”
“ Oh, no. Mio Dio, no.”
“ Mi ha fatto promettere che non
ti avrei detto una parola fino a quando tu non fossi guarita.” Scosse la testa
sconsolata.” E’ incredibile. Non degni nessuno di uno sguardo, come se l’avessi
d’oro, e tutti gli uomini ti sbavano dietro. Non so proprio come fai.”
“ Sono allibita. E mi dispiace
moltissimo,” balbettò Giulia, “ ti prego, credimi, io non me lo ricordo
proprio…”
“ Beh, a questo posso credere.
Paolo a letto fa schifo. Hai combinato un gran casino per un uomo che non vale
molto. Questo però non toglie che sia mio marito, e adesso è meglio che me ne
vada, perché ho una gran voglia di metterti le mani addosso.”
Giulia avrebbe voluto seguirla,
abbracciarla, chiederle scusa, implorarla di non lasciarla sola. Ma rimase immobile a guardarla andare
via.
Rosa la prese per un braccio e
lei si lasciò portare dentro casa come un’automa.
“ Non può essere vero !” urlò
Giulia correndo su per le scale. “ Non può essere successo davvero !”
“ Deve calmarsi, la prego !” la
supplicò Rosa seguendola, “ non deve farsi trovare dall’avvocato in questo
stato !”
“ Ma che cosa ho fatto ? Che
razza di persona sono ? Com’è possibile
che io abbia tradito Cesare con il marito della mia migliore amica ? Solo un
mostro potrebbe comportarsi così! ” Giulia corse in bagno e afferrato un
flacone di vetro cominciò a sbatterlo contro la sua immagine riflessa nello
specchio. “ Chi diavolo sei, maledetta ? Come hai potuto farlo ? E quante altre
volte hai tradito tuo marito ? Che razza di schifosa persona sei ? ”
“ Le porto subito le sue
pastiglie.”
“ Non le voglio ! Non voglio
nessuna fottutissima pastiglia ! Non voglio ricordare niente, mai più ! Era
questo che cercavo di fare, e adesso so il perché. Non ci sono riuscita la
prima volta, ma stai sicura che adesso non c’è più niente che mi può fermare !
Lasciami passare ! Me ne vado da qui, e per sempre !”
Corse in camera da letto e
spalancò le ante del guardaroba. Afferrò il contenuto strappando, buttando gli
abiti a terra, prendendoli a calci. Cercò di lacerare con le mani i pizzi della
biancheria. Non poteva smettere di urlare. Sembrava impazzita mentre cercava di
fare a pezzi tutto ciò che apparteneva al suo passato. Non sono io ! Questa non
sono io ! Si buttò per terra gemendo come un animale ferito. Maledetta, maledetta, come hai potuto ? Sei
una pazza, non voglio avere più niente a che fare con te ! Si rialzò nuovamente e corse nella camera
degli ospiti, aprì l’armadio in cui aveva trovato i vecchi abiti sportivi e con
un braccio fece cadere per terra tutto il contenuto dello scaffale.
Insieme a scarpe da ginnastica
consunte le precipitò addosso un piccolo zaino di tela.
La crisi finì, improvvisa com’era
arrivata. Assolutamente paralizzata, Giulia fissò lo zainetto. Lentamente, in
ginocchio, lo aprì trattenendo il fiato mentre una valanga di emozioni le
faceva tremare violentemente le mani. Dallo zainetto scivolarono fuori lucide
carte di credito, la sua patente di guida e la tessera sanitaria. E ancora, le
chiavi di casa e della macchina, un’agendina e una rubrica di indirizzi. Tutto
ciò che apparteneva alla sua identità.
Perché tutte le sue cose erano nascoste in uno zainetto infilato dietro
a decine di cose inutili, chiuse in un armadio che nessuno apriva mai ? Era stata lei ? E perché si era
ritrovata sporca di sangue e piena di soldi nel centro di Stresa senza neanche
le chiavi di casa in tasca ? Cosa aveva raccontato Cesare al medico e alla
polizia ? La stava proteggendo dalla sua pazzia ? Stava proteggendo se
stesso ?
E’
chiaro che sei pazza, pensò, hai
completamente perso la ragione.
Si girò lentamente, lo zainetto
stretto fra le mani. Cesare e Rosa la guardavano dalla porta, la donna con
un’espressione angosciata, mentre sul volto del marito l’incredulità combatteva
con la collera.
“ Che cos’è ?” chiese a Cesare
mostrandogli lo zainetto, “ che cosa significa ?”
Lui e Rosa le si avvicinarono in
fretta. “ Non muoverti,” disse lui mentre la donna le afferrava un braccio.
“ No….per favore..” supplicò
Giulia, ma l’ago era già infilato nel braccio.
Troppo tardi.
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