sabato 19 gennaio 2013

Capitolo 12


Naturalmente, era possibile che l’aggressione non fosse avvenuta in studio, riflettè Giulia mentre guardava senza vederle le ville che scorrevano davanti ai suoi occhi sulla strada panoramica.   Cesare guidava velocemente, forse per riportarla a casa il prima possibile e tornare ai suoi impegni di lavoro. Le curve le davano un po’ di nausea. Le sarebbe piaciuto fare quella strada a piedi, ma sapeva che Cesare non glielo avrebbe permesso, anche se ormai mancavano poche centinaia di metri. Una volta arrivata, decise, avrebbe passeggiato in giardino fino all’ora di prepararsi per la cena. Si sentiva decisamente meglio e più attiva, e lo dimostrava il fatto che avesse il desiderio di muoversi e di camminare. Continuando a riflettere in silenzio, si convinse che un po’ di moto le avrebbe fatto bene, spazzando via le ragnatele dalla mente. Al momento, le idee più  strane e disparate spingevano ai margini del cervello, accalcate l’una sull’altra, senza collegamento tra loro, come fili elettrici in corto circuito. Sentiva la necessità di dare il via a quei pensieri, lasciarli correre liberamente, cercare di incastrarli tra loro in modo razionale. E magari mandarli via. Ma quali   pensieri ? Che Cesare le aveva mentito dicendole di essere stato aggredito da un cliente fuori di testa ? Che Rosa lo copriva per proteggerlo ? Ma proteggerlo da cosa ? Che storia c’era dietro ? Forse Cesare era stato veramente accoltellato al petto da quel tale, esattamente come le aveva detto, solo che l’aggressione non era avvenuta in ufficio e sicuramente non sotto gli occhi della segretaria, ma fuori dal tribunale, o in una via deserta …. sarebbe  stato anche più logico. Pensandoci meglio, non le sembrava di ricordare che lui avesse detto precisamente che era successo in studio.
Ma non poteva escludere l’ipotesi che l’aggressione non fosse mai avvenuta.
In effetti, sembrava che Lelia non ne sapesse assolutamente nulla, e questo era molto strano, perché non avrebbe avuto senso non far sapere alla propria segretaria che un cliente vendicativo con il quale anche la ragazza aveva avuto dei contatti  circolava con un’arma e intenzioni forse omicide.
Le possibilità, quindi, non erano poi molte. E una di queste, non certo la migliore, era che fosse lei ad essere fuori di testa. Poteva essere che avesse immaginato e frainteso ogni cosa, la cicatrice, i punti, la reazione di Lelia. Era senza senso. Niente aveva più un senso. Ma c’era mai stato ? E perché Cesare avrebbe dovuto mentirle ? Per quale   motivo ? I suoi pensieri rimbalzavano impazziti cercando una risposta a tante domande. E forse c’era un’unica spiegazione possibile. Se Cesare le aveva mentito, lo aveva fatto per proteggere lei. Cesare sapeva esattamente cos’era successo, sapeva quello che lei aveva fatto, ed era qualcosa di talmente orribile che era convinto di doverle nascondere la verità e in qualche modo proteggerla dalle conseguenze del suo gesto.  Aveva assistito a … cosa ? Forse aveva tentato di fermarla ed era lei la responsabile di quella lunga ferita sul suo petto ? Il sangue sulla sua camicetta era di Cesare ?
Emise involontariamente un gemito.
“ Stai male ? Ti dà fastidio la macchina ? ” La voce di Cesare la riportò alla realtà.
“ Cosa ? Oh, no, è tutto a posto.” Cercò di assumere un’espressione più serena mentre l’automobile imboccava il vialetto di casa. “ Credo che ora farò una passeggiata in giardino.”
“ Non sei stata in giro abbastanza per oggi ?”
“ Solo due passi per sgranchirmi le gambe.”
“ Potresti farti accompagnare da Rosa.”
“ Non credo sia necessario. Posso benissimo camminare in giardino da sola.”
“ Ma se stamattina ti sentivi a pezzi.”
“ E’ vero, ma adesso mi sento molto meglio.”
Cesare non scese neanche dalla macchina. Probabilmente era molto in ritardo, la sua comparsa di quel mattino allo studio e il pranzo fuori programma dovevano avergli scombinato gli impegni della giornata. La baciò su una guancia e fece retromarcia in fretta. Prima di arrivare alla porta d’ingresso si sentì chiamare. “ Giulia !”
Convinta che fosse Cesare, si girò decisa a parlargli immediatamente dei suoi dubbi, a raccontargli del sangue e dei soldi, a pregarlo di dirle la verità su quanto era successo per cercare di mettere la parola fine a quell’incubo. Gli avrebbe spiegato che non aveva bisogno di essere protetta, ma di sapere quello che era veramente accaduto. Ma al posto di Cesare vide uno sconosciuto biondo e molto attraente che le sorrideva dall’esterno del giardino. Chi era ? Sicuramente lui si aspettava di essere riconosciuto. Tornò indietro e si diresse al cancelletto.
“ Ciao, ” la salutò l’uomo quando lei lo raggiunse.
“ Sono contento di rivederti, ” disse lui, ma il sorriso gli si spense sulle labbra quando la osservò meglio in viso. “ Come stai ? Non mi sembri in gran forma.”
“ Non sono stata molto bene. Ma adesso mi sto rimettendo.”
“ Sì, so quello che ti è successo. Spero che si risolva al più presto.” I suoi occhi le dicevano che non credeva sarebbe accaduto. Ma con chi stava parlando ? E come faceva a sapere quello che le era successo ? E perché le sembrava così preoccupato ?
“ Quindi non hai cucinato molto nell’ultimo periodo, immagino.”
“ Cucinato ? Oh, no, direi che non mi sono neanche avvicinata ai fornelli.” La mente di Giulia si sforzava di ricordare qualcosa. Quel volto non era presente nelle foto degli album che aveva sfogliato decine di volte ?
“ Beh, anch’io non cucino da un po’. Come sicuramente saprai, Cristina mi ha messo in punizione, per usare un eufemismo.” Paolo ? Il marito di Cristina ? In effetti, nelle foto lui non appariva quasi mai.
Lo osservò attentamente, cercando di capire. Quell’uomo non era un affascinante sconosciuto ma l’uomo sposato alla sua migliore amica. Che strana situazione. Le sfuggiva qualcosa.
“ Eh… ehmm. … come va ?”
“ Oh, ti prego, Giulia, non alzare una barriera.” Sembrava improvvisamente afflitto.
“ Cosa vuoi dire ?”
“ So che Cristina è convinta delle sue idee assurde e non sarà facile ritrovare la serenità di una volta. Ma speravo che almeno tu, anzi, proprio tu, riuscissi a essermi amica come sempre.”
Giulia non ci capiva niente. Gli sorrise un po’ stranita. “ Ok. Amici come sempre.”
“ Adesso va meglio. Credo che non potrei sopportare freddezza anche da parte tua.”
“ Perché dovrei essere fredda con te ?” chiese Giulia sempre più incuriosita.
“ Ma dai ! Allora è vero che non ne sai niente. E di certo la mia deliziosa moglie ha preferito intrattenerti con argomenti più frivoli. Forse mi aspetto sempre troppo da lei. Però mi sono preoccupato da morire quando ho saputo che eri scomparsa. Con tutto il tempo passato a cucinare insieme, quando ti raccontavo tutti i miei guai … sei l’unica persona con la quale riuscivo a parlare a cuore aperto.” Rimase un attimo in silenzio.“ E sono sicuro che avevi capito quali erano i miei sentimenti per te.” Giulia cominciava a sentirsi un po’ imbarazzata. “ Da quando sei sparita, mi sei mancata molto. Ti ho pensata spesso. E mi dispiace davvero tantissimo vedere che non stai bene.”
“ In realtà c’è qualcosa di più.”
“ Cioè ? Cos’è successo ?”
Giulia sospirò senza sapere da che parte cominciare, e proprio in quel momento vide Cristina arrivare dal giardino. Allora scosse la testa, ritenendo che non fosse il momento più adatto per una confessione.
“ Eccoti. Allora non mi sono sbagliata pensando di trovarti qui. Non hai resistito molto, vero ?” apostrofò il marito con voce tagliente come un rasoio. Giulia li guardava imbarazzata e perplessa. Senza capirne il motivo, si sentiva anche un po’ in colpa.
“ Non credi che ogni tanto potresti sforzarti di essere meno aggressiva ?” La voce di Paolo era irritata quanto quella di Cristina.
Tutt’altro che felice di trovarsi nel mezzo di una lite coniugale, Giulia decise che era il momento di lasciarli soli e di rientrare in casa. Le era anche venuta voglia di sdraiarsi un po’ a sonnecchiare prima di cena. “ Adesso è meglio se vado….”
“ Non mi dirai che un po’ di tensione tra marito e moglie ti spaventa, voglio sperare,” le disse Cristina con aria di sfida.
“ Beh… in realtà sono stanca e vorrei andare a riposare.”
“ Certo. Lo capisco. Per te questo è un gran brutto momento.” Nella voce di Cristina c’era un’inflessione crudele che lasciò Giulia attonita. Sembrava che la sua rabbia nei confronti di Paolo rimbalzasse su tutto quello che si trovava intorno a lui. “ Sei stato davvero caro a venire fino a qui per fare un saluto. Scommetto che sei rimasto nascosto in un cespuglio fino a quando Cesare non è andato via.”
“ Stai diventando offensiva. Sono venuto apposta per vedere come stava e non mi sono chiesto se Cesare fosse in casa oppure no.”
“ Ma guarda. E casualmente tu prendevi il sole in giardino ?” continuò Cristina rivolgendosi a Giulia, “ ma che simpatica coincidenza. Beh, in fondo tu hai fatto della coincidenza un’arte,  no ?”
“ Cristina, è proprio necessario prendersela anche con lei ?”
“ Ho appena cominciato, e non vedo l’ora di farla fuori.”
“ Beh, allora lo farai da sola. Io torno a Stresa a occuparmi del locale.”
“ Certo, è molto comodo avere sempre molto lavoro che ti aspetta.”
“ Senti, Cristina, non capisco che cosa ti abbia fatto arrabbiare in questo modo, ma in ogni caso sarà meglio riparlarne stasera a casa.”
“ Se avrai ancora una casa in cui tornare !” lo minacciò lei.
Paolo scosse le spalle sconsolato. Giulia era combattuta tra l’istinto di ignorare tutta la faccenda, rispondere a tono, cercare di mettere pace o girare i tacchi e andarsene.
Lui si girò verso Giulia. “ Cerca di stare bene,” le disse gentilmente.
“ Non la vuoi baciare e abbracciare ? Certo non sarai a disagio per la mia presenza !” ringhiò Cristina.
“ Se hai bisogno di qualcosa, sai dove trovarmi.” disse invece Paolo.
“ Ti ringrazio,” rispose Giulia, “ è bello sapere di poter contare su qualcuno.”
“ Oh, stai tranquillo, lo farà sicuramente. La povera Giulia ha molto bisogno di aiuto, non è vero,      cara ?”
Paolo se ne andò senza aggiungere altro e Giulia restò a guardarlo mentre si allontanava. Prima di uscire dal cancello, lui alzò ancora la mano in un ultimo saluto. Aveva paura di voltarsi e affrontare Cristina. Sentiva lo sguardo di lei puntato sulla sua nuca, bruciante come la lava di un vulcano in eruzione. Uno sguardo ostile, cattivo, carico di rancore. Ma perché ?
“ Che cosa sta succedendo ?” le chiese trovando la forza di affrontare la donna che diceva di essere la sua migliore amica. Cristina rispose con una risatina sarcastica.       
 “ Penserai che io stia dando fuori di testa.”
“ No, assolutamente. Ma non so in quale situazione mi trovo.”
“ Ah, sì, è vero ! Scusa, ho dimenticato che hai perso la memoria. Questo rende la tua posizione molto comoda, non è vero ?”
“ Senti, adesso basta. Vuoi dirmi cosa diavolo c’è che non va ? Sei furiosa con me e non ne conosco la ragione !”
“ Furiosa con te ? Pensi che dovrei esserlo ?”
“ Non lo so.”
“ Ah. Tu non lo sai.”
“ No. L’ultima volta che sei venuta a trovarmi non lo eri di sicuro. Abbiamo passeggiato insieme e quando sei andata via ero convinta di avere un’amica.”
“ E non ti ricordi altro ?”
“ Che ho pensato la stessa cosa anche la prima volta.”
“ Già. Beh, è interessante, perché lo credevo anch’io.”
“ E allora qual è il problema ? Ti ha dato fastidio che tuo marito sia venuto a salutarmi ?”
“ Perché, ne avrei motivo ?”
“ Non so cosa dire. E’ chiaro che tra voi due c’è tensione, ma non mi sembra che un saluto a un’amica possa scatenare gelosie da tradimento.”
“ Trovo molto divertente che tu abbia usato la parola tradimento.”
“ Ti dispiacerebbe essere più chiara ? Mi sembra un enigma.”
“ E gli enigmi non ti piacciono ? E’ buffo. Ero convinta che ne andassi pazza. E’ proprio vero che le persone che pensi di conoscere meglio non smettono mai di sorprenderti.”
“ Per favore, dimmi chiaramente che cosa credi che ti abbia fatto di tanto terribile.”
“ Beh, non è che io lo creda soltanto, sai ?  E mi piacerebbe moltissimo sbatterti in faccia tutto quello che penso. Purtroppo non lo posso fare. Ho promesso di stare zitta e io mantengo sempre la parola data. A differenza di altre persone di mia conoscenza.”
“ Che cosa hai promesso ? E a chi ? ”
“ Signora Giulia ? ” chiamò Rosa dalla porta, “ per favore, entri in casa.”
“ Hai paura del padrone ?” le urlò Cristina. Rosa la ignorò e scese gli scalini per andare incontro a Giulia e accompagnarla all’interno della villa.
“ Forse è meglio così,” continuò Cristina, “ scappa a casa. Corri a nasconderti.”
“ No. Voglio sapere perché ce l’hai tanto con me,” insistè Giulia liberandosi del braccio di Rosa con uno strattone.
“ Lasciamo stare. Non voglio peggiorare la situazione.”
“ E come potresti renderla peggiore di questa ?”
“ Dicendoti quello che penso di te.” Ora nella voce di Cristina non c’era più rabbia, ma sofferenza e angoscia. “ Credevo che tu fossi la mia amica.”
“ Anch’io.”
Cristina cominciò a camminare avanti e indietro sulla veranda agitando le braccia.        
“ Sono stata un’ingenua e una cretina. E non lo sopporto. Quello che mi fa impazzire è che non mi sono mai accorta di niente. Che idiota !”
“ Non ti sei accorta di cosa ?”
“ Smettila di fare la verginella con me, chiaro ? Adesso so tutto della tua relazione con mio marito. Tutto !”
“ La mia cosa ? Una relazione con tuo marito ? Ma sei impazzita ! Cosa stai dicendo ?” Giulia non credeva alle sue orecchie. Forse aveva capito male. Era impossibile.
“ Se penso a tutte le volte che mi sfogavo con te, pensando che tu fossi l’unica persona al mondo di cui potevo fidarmi ! E tu ! Tu ! Vi siete anche divertiti alle mie spalle !”
“ Non capisco più niente,” mormorò Giulia, cercando aiuto in Rosa e trovando sul suo viso un’espressione orripilata.
“ Per me invece è tutto chiarissimo. Ti sei scopata mio marito e pensi ancora di fare la santarellina ! ”
“ Adesso è meglio rientrare,” intervenne Rosa agitatissima, “ l’avvocato starà per rientrare.”
Ma era possibile ? Aveva davvero avuto una relazione con il marito della sua migliore amica ? Paolo aveva detto qualcosa a proposito dei sentimenti che provava per lei. Quindi, lei li aveva ricambiati ? E avevano avuto una storia ? E se era così, come faceva Cristina a saperlo ? Forse Paolo si era pentito e le aveva confessato la verità ? Ma allora doveva averlo fatto adesso, perché in caso contrario come si giustificava l’improvviso cambiamento di Cristina nei suoi confronti ? Se tutto questo era vero, significava che Paolo era la causa di tutto quello che le era successo ? E Cesare sapeva di questa relazione ? Li aveva trovati insieme e aveva fatto una scenata ? Erano arrivati alle mani ? E forse lei aveva afferrato un coltello e l’aveva colpito…. aveva cercato di accoltellare suo marito perché aveva una storia con un altro ? Ma la relazione c’era stata davvero o era un’invenzione della gelosia di Cristina ?
Dannazione, che cosa era vero e cosa non lo era ?
Era davvero sulla veranda di casa con una domestica che la fissava terrorizzata e una donna che lei credeva essere un’amica che l’aveva appena accusata di essersi portata a letto il marito, rinfacciandole un tradimento con un uomo che neanche aveva riconosciuto ? Era questa la  realtà ?   Era questa la vera vita di Giulia Marini ? Ecco perché era fuggita. Ecco perché non voleva ricordare. E chi avrebbe voluto farlo ?
“ Come fai a saperlo ?” chiese a Cristina con voce spenta.
“ Lo so.” Cristina si lasciò cadere su un gradino di pietra. “ E anche Cesare lo sa.”
“ Oh, no. Mio Dio, no.”
“ Mi ha fatto promettere che non ti avrei detto una parola fino a quando tu non fossi guarita.” Scosse la testa sconsolata.” E’ incredibile. Non degni nessuno di uno sguardo, come se l’avessi d’oro, e tutti gli uomini ti sbavano dietro. Non so proprio come fai.”
“ Sono allibita. E mi dispiace moltissimo,” balbettò Giulia, “ ti prego, credimi, io non me lo ricordo proprio…”
“ Beh, a questo posso credere. Paolo a letto fa schifo. Hai combinato un gran casino per un uomo che non vale molto. Questo però non toglie che sia mio marito, e adesso è meglio che me ne vada, perché ho una gran voglia di metterti le mani addosso.”
Giulia avrebbe voluto seguirla, abbracciarla, chiederle scusa, implorarla di non lasciarla sola.       Ma rimase immobile a guardarla andare via.
Rosa la prese per un braccio e lei si lasciò portare dentro casa come un’automa.

“ Non può essere vero !” urlò Giulia correndo su per le scale. “ Non può essere successo davvero !”
“ Deve calmarsi, la prego !” la supplicò Rosa seguendola, “ non deve farsi trovare dall’avvocato in questo stato !”
“ Ma che cosa ho fatto ? Che razza di persona   sono ? Com’è possibile che io abbia tradito Cesare con il marito della mia migliore amica ? Solo un mostro potrebbe comportarsi così! ” Giulia corse in bagno e afferrato un flacone di vetro cominciò a sbatterlo contro la sua immagine riflessa nello specchio. “ Chi diavolo sei, maledetta ? Come hai potuto farlo ? E quante altre volte hai tradito tuo marito ? Che razza di schifosa persona       sei ? ”
“ Le porto subito le sue pastiglie.”
“ Non le voglio ! Non voglio nessuna fottutissima pastiglia ! Non voglio ricordare niente, mai più ! Era questo che cercavo di fare, e adesso so il perché. Non ci sono riuscita la prima volta, ma stai sicura che adesso non c’è più niente che mi può fermare ! Lasciami passare ! Me ne vado da qui, e per sempre !”
Corse in camera da letto e spalancò le ante del guardaroba. Afferrò il contenuto strappando, buttando gli abiti a terra, prendendoli a calci. Cercò di lacerare con le mani i pizzi della biancheria. Non poteva smettere di urlare. Sembrava impazzita mentre cercava di fare a pezzi tutto ciò che apparteneva al suo passato. Non sono io ! Questa non sono io ! Si buttò per terra gemendo come un animale ferito.  Maledetta, maledetta, come hai potuto ? Sei una pazza, non voglio avere più niente a che fare con te !  Si rialzò nuovamente e corse nella camera degli ospiti, aprì l’armadio in cui aveva trovato i vecchi abiti sportivi e con un braccio fece cadere per terra tutto il contenuto dello scaffale.
Insieme a scarpe da ginnastica consunte le precipitò addosso un piccolo zaino di tela.
La crisi finì, improvvisa com’era arrivata. Assolutamente paralizzata, Giulia fissò lo zainetto. Lentamente, in ginocchio, lo aprì trattenendo il fiato mentre una valanga di emozioni le faceva tremare violentemente le mani. Dallo zainetto scivolarono fuori lucide carte di credito, la sua patente di guida e la tessera sanitaria. E ancora, le chiavi di casa e della macchina, un’agendina e una rubrica di indirizzi. Tutto ciò che apparteneva alla sua identità.  Perché tutte le sue cose erano nascoste in uno zainetto infilato dietro a decine di cose inutili, chiuse in un armadio che nessuno apriva  mai ? Era stata lei ? E perché si era ritrovata sporca di sangue e piena di soldi nel centro di Stresa senza neanche le chiavi di casa in tasca ? Cosa aveva raccontato Cesare al medico e alla polizia ? La stava proteggendo dalla sua pazzia ? Stava proteggendo se stesso ?
E’ chiaro che sei pazza, pensò,  hai completamente perso la ragione.
Si girò lentamente, lo zainetto stretto fra le mani. Cesare e Rosa la guardavano dalla porta, la donna con un’espressione angosciata, mentre sul volto del marito l’incredulità combatteva con la collera.
“ Che cos’è ?” chiese a Cesare mostrandogli lo zainetto, “ che cosa significa ?”
Lui e Rosa le si avvicinarono in fretta. “ Non muoverti,” disse lui mentre la donna le afferrava un braccio.
“ No….per favore..” supplicò Giulia, ma l’ago era già infilato nel braccio.
Troppo tardi.

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