giovedì 10 gennaio 2013

Capitolo 4


mercoledì, 14 maggio 2007

Nelle prime ore di mercoledì 14 maggio i poliziotti della Questura di Verbania stavano setacciando Villa delle Magnolie, sulla collina appena sopra Stresa. Le uniche informazioni in loro possesso le avevano avute dal padrone di casa, l’avvocato Cesare Panti, uno dei più noti penalisti della zona. Sua moglie era scomparsa, da quanto esattamente non si sapeva. L’avvocato Panti era rientrato quella mattina da Roma, dove si stava occupando di un processo per bancarotta fraudolenta. Atterrato a Linate, aveva ritirato la sua macchina al parcheggio ed era tornato a casa per farsi una doccia prima di andare in studio. E, naturalmente, per salutare sua moglie. La casa era vuota e il letto era rifatto.
Di lei, nessuna traccia. Non c’era nessun messaggio per lui, neanche sulla segreteria telefonica del suo cellulare. Giulia sembrava scomparsa. Questi erano i fatti che aveva riferito ai poliziotti. Normalmente, avrebbero aspettato quarantotto ore prima di iniziare la ricerca. Ma in questo caso la notorietà del denunciante e la sua amichevole frequentazione di numerosi esponenti dell’autorità giudiziaria locale avevano accelerato i tempi. All’interno della villa non c’era alcun segno di violenza. A parte una tazza sporca nel lavandino della cucina ogni cosa era perfettamente in ordine. Non sapevano esattamente cosa cercare. La scomparsa della donna poteva essere stata causata da un litigio con il marito, che però aveva già affermato di non aver avuto nessuna discussione con la moglie, poteva essere stata rapita, poteva essere andata via volontariamente e poteva anche essere morta. Normalmente, la polizia considera subito lo scenario peggiore. Se trovano un cadavere, c’è stato un omicidio; in seconda battuta si è trattato di un incidente e infine si esamina la possibilità di un suicidio. Solo quando queste ipotesi vengono scartate, si comincia a considerare la possibilità di una morte naturale. In questo caso, però, non c’era nessun cadavere.  C’era ancora la possibilità che la donna si trovasse con qualcuno che conosceva. Ma questo non spiegava l’assoluta mancanza di messaggi, e il marito si era immediatamente allarmato.
Ormai erano le undici del mattino di una bella giornata di sole. Nel salotto del pianterreno alcune persone si aggiravano camminando avanti e indietro, bevendo caffè e continuando a lanciare occhiate fuori dalle vetrate. Aspettavano qualcosa, una telefonata, lo squillo del campanello della porta, una qualsiasi cosa che potesse rassicurarli e placare i loro timori. In realtà, non sembrava fosse accaduto nulla di drammatico. Giulia non aveva risposto alle telefonate del marito della sera prima e quando lui era rientrato quel mattino non l’aveva trovata in casa. Aveva chiamato la polizia, poi aveva telefonato al suo collega e socio, l’avvocato Alberto Osella, che era arrivato con la moglie Laura, e all’amica del cuore di Giulia, Cristina Cavalieri, che gestiva un ristorante nel centro di Stresa con il marito Paolo. Mentre aspettavano ansiosamente l’arrivo della polizia o una qualsiasi notizia da parte di Giulia, Cesare e i quattro amici cercavano di convincersi a vicenda che non le fosse successo niente. Doveva essere da qualche parte. Tra poco lei sarebbe tornata e tutto si sarebbe risolto in una bolla di sapone. Cristina, però, si stava tormentando in silenzio. Aspettando la polizia aveva frugato nello studio di Giulia alla ricerca di qualsiasi cosa le potesse fornire il minimo indizio su dove si trovasse l’amica, un appunto, una qualsiasi annotazione, un post-it, un  appuntamento scarabocchiato sull’agenda. Aveva trovato soltanto note che riguardavano compleanni, appunti per il nuovo libro di ricette di cucina, appuntamenti con il suo editore. Assolutamente nulla che potesse apparire neanche lontanamente inquietante. Ad un
certo momento, però, la preoccupazione di Cristina si era trasformata in angoscia. In uno dei cassetti di Giulia, dentro una cartellina nascosta tra “Trecentosessantacinque ricette rapide” e “ La cucina vegetariana”, aveva trovato alcuni biglietti e lettere. Corrispondenza tra Giulia e un’avvocato. Una divorzista. La carta intestata dello studio legale riportava un indirizzo di Milano. Avvocato Martina Clerici. Nella mente di Cristina scattò un ricordo improvviso, che risaliva all’estate precedente. La sua amica Lorella, cuoca del ristorante “La Rosa dei Venti” sul lungolago, le aveva raccontato un pettegolezzo secondo il quale il matrimonio tra Giulia e Cesare aveva qualche problema. L’idea era talmente assurda che Cristina l’aveva cancellata dalla mente quasi all’istante. Neanche ora, con quelle lettere in mano, riusciva a crederci. Com’era possibile che Giulia potesse avere  intenzione di separarsi dal marito senza che nessuno degli amici ne avesse avuto il minimo sospetto ?  Una volta Cristina aveva riferito a Giulia di quel pettegolezzo, ma lei si era messa a ridere dicendo che  l’idea era semplicemente ridicola. Certo, avevano qualche discussione. Come tutte le coppie. Cesare lavorava molto e a volte lei si sentiva un po’ depressa. Ma assolutamente nulla di più.  Strinse le lettere tra le mani. Giulia non le aveva mai confidato quella parte segreta della sua vita. Sentiva di non poterne parlare con nessuno, tantomeno con Cesare. Prese le lettere e le infilò nella borsetta.
Al poliziotto che stava interrogando Cesare era chiaro che sia il marito che gli amici di quella donna erano molto preoccupati. Ormai erano arrivati alla conclusione che nessuno aveva parlato con lei o l’aveva vista dalla mattina del giorno prima.
Laura ricordò di averle parlato al telefono lunedì sera e che Giulia era di ottimo umore. Era quasi arrivata alla fine del suo nuovo libro di cucina e aveva in programma una giornata di shopping a Milano. Se Giulia aveva programmi particolari per quella sera, nessuno di loro ne era a conoscenza, ma Cesare lo escluse con sicurezza. Giulia non usciva mai sola la sera quando lui era in viaggio, neanche per incontrare le amiche, e in genere approfittava della solitudine per immergersi nella scrittura. Il poliziotto domandò se i messaggi registrati sulla segreteria telefonica erano già stati ascoltati. Cesare si avvicinò al telefono e digitò il codice per l’ascolto. Forse la soluzione del mistero era lì, ma Cristina si sentì a disagio pensando alle lettere che aveva nascosto nella sua borsa.
I messaggi registrati confermarono che era scomparsa da martedì mattina.
Primo messaggio registrato: ORE 8.30
CESARE PANTI: Ciao tesoro, sono io. Sarò tutto il giorno in tribunale e andrò a cena con i colleghi, quindi ti chiamerò stasera sul tardi. Cerca di non addormentarti e aspetta la mia telefonata.  Ci conto. Ciao, a stasera.
Secondo messaggio registrato: ORE 10.15
CESARE PANTI: Tesoro, sono ancora io. Ho pensato di farti un saluto in un momento di pausa. E’ chiaro che non ci sei. Richiamo stasera. Cerca di farti trovare.
Terzo messaggio registrato: ORE 11.10
CRISTINA CAVALIERI: Ciao, sono la Cri. Sto pasticciando in cucina e sono sicura che il risultato sarà una bomba. Se vuoi essere la mia cavia, sai dove devi venire. Se no, lasciati guidare dal profumino…… spero di vederti. Ciao ciao.
Quarto messaggio registrato: ORE 11.20
FARMACIA: Signora Marini, qui è la farmacia Bolongaro. La sua ricetta è pronta. Può passare a prenderla quando vuole. Chiudiamo per il pranzo dalle 12.30 alle 15.30. Buona giornata.
Quinto messaggio registrato: ORE 11.22
CESARE PANTI: Giulia, ho trovato il telefono occupato e il tuo cellulare è spento. Con chi stavi parlando ? Richiamo più tardi.
Sesto messaggio registrato: ORE 13.40
LAURA SARTORELLI: Ciao Giulia, sono la tua amichetta. Se hai voglia di fare un salto a Verbania, oggi pomeriggio vado a fare un giro nel nuovo centro commerciale. Fammi sapere. Ciao.
Settimo messaggio registrato: ORE 14.50
CRISTINA CAVALIERI: Ehi, ma che fine hai fatto ? Ti aspettavo per il pranzo. Beh, non saprai mai cosa ti sei persa ! Chiamami ! Ciao ciao.
Ottavo messaggio registrato: ORE 17.15
STUDIO MEDICO: Signora Marini, sono Manuela, l’infermiera della dottoressa Diverio. Volevo solo ricordarle l’appuntamento di venerdì prossimo alle 16.00. Buonasera.
Nono messaggio registrato: ORE 18.20
FABRIZIA VANONI: Ciao Giulia, sono Fabrizia. Senti, sabato sera ci sarà un’altra di quelle cene allucinanti che Carlo organizza per promuovere il suo studio. Ci saranno un sacco di donne sfatte che non vedono l’ora di farsi liftare da mio marito. So già che sarà un incubo. Se tu e Cesare siete liberi…. Ti prego, vieni a salvarmi. La cena è alle 21.00 al Regina Palace. Mettila così….. tu mi salvi dalla compagnia delle vecchie streghe e io ti offro una cena da urlo. Richiamami ….. e dimmi di sì ! Ciao ! Richiamami presto !
Decimo messaggio registrato: ORE 20.50
CESARE PANTI: Giulia, sono le nove di sera. Perché non rispondi ? Sai che quando telefono ti voglio trovare. Perché fai così ? Ne parleremo domattina.
FINE MESSAGGI

Nel salotto il silenzio era assordante. Giulia non aveva risposto ai messaggi, non aveva richiamato nessuno. Il poliziotto suggerì che forse la cosa migliore da fare fosse diffondere la notizia della scomparsa di Giulia agli altri commissariati e agli ospedali.  Se avesse avuto un incidente e fosse stata ricoverata in qualche posto, avrebbero avuto notizie in poco tempo. 

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