mercoledì, 14 maggio 2007
Nelle prime ore di mercoledì 14
maggio i poliziotti della Questura di Verbania stavano setacciando Villa
delle Magnolie, sulla collina appena sopra Stresa. Le uniche informazioni
in loro possesso le avevano avute dal padrone di casa, l’avvocato Cesare Panti,
uno dei più noti penalisti della zona. Sua moglie era scomparsa, da quanto
esattamente non si sapeva. L’avvocato Panti era rientrato quella mattina da
Roma, dove si stava occupando di un processo per bancarotta fraudolenta.
Atterrato a Linate, aveva ritirato la sua macchina al parcheggio ed era tornato
a casa per farsi una doccia prima di andare in studio. E, naturalmente, per
salutare sua moglie. La casa era vuota e il letto era rifatto.
Di lei, nessuna traccia. Non
c’era nessun messaggio per lui, neanche sulla segreteria telefonica del suo
cellulare. Giulia sembrava scomparsa. Questi erano i fatti che aveva riferito
ai poliziotti. Normalmente, avrebbero aspettato quarantotto ore prima di
iniziare la ricerca. Ma in questo caso la notorietà del denunciante e la sua
amichevole frequentazione di numerosi esponenti dell’autorità giudiziaria
locale avevano accelerato i tempi. All’interno della villa non c’era alcun
segno di violenza. A parte una tazza sporca nel lavandino della cucina ogni
cosa era perfettamente in ordine. Non sapevano esattamente cosa cercare. La
scomparsa della donna poteva essere stata causata da un litigio con il marito,
che però aveva già affermato di non aver avuto nessuna discussione con la
moglie, poteva essere stata rapita, poteva essere andata via volontariamente e
poteva anche essere morta. Normalmente, la polizia considera subito lo scenario
peggiore. Se trovano un cadavere, c’è stato un omicidio; in seconda battuta si
è trattato di un incidente e infine si esamina la possibilità di un suicidio.
Solo quando queste ipotesi vengono scartate, si comincia a considerare la
possibilità di una morte naturale. In questo caso, però, non c’era nessun
cadavere. C’era ancora la possibilità
che la donna si trovasse con qualcuno che conosceva. Ma questo non spiegava
l’assoluta mancanza di messaggi, e il marito si era immediatamente allarmato.
Ormai erano le undici del mattino
di una bella giornata di sole. Nel salotto del pianterreno alcune persone si
aggiravano camminando avanti e indietro, bevendo caffè e continuando a lanciare
occhiate fuori dalle vetrate. Aspettavano qualcosa, una telefonata, lo squillo
del campanello della porta, una qualsiasi cosa che potesse rassicurarli e
placare i loro timori. In realtà, non sembrava fosse accaduto nulla di
drammatico. Giulia non aveva risposto alle telefonate del marito della sera
prima e quando lui era rientrato quel mattino non l’aveva trovata in casa.
Aveva chiamato la polizia, poi aveva telefonato al suo collega e socio,
l’avvocato Alberto Osella, che era arrivato con la moglie Laura, e all’amica
del cuore di Giulia, Cristina Cavalieri, che gestiva un ristorante nel centro
di Stresa con il marito Paolo. Mentre aspettavano ansiosamente l’arrivo della
polizia o una qualsiasi notizia da parte di Giulia, Cesare e i quattro amici
cercavano di convincersi a vicenda che non le fosse successo niente. Doveva
essere da qualche parte. Tra poco lei sarebbe tornata e tutto si sarebbe
risolto in una bolla di sapone. Cristina, però, si stava tormentando in
silenzio. Aspettando la polizia aveva frugato nello studio di Giulia alla
ricerca di qualsiasi cosa le potesse fornire il minimo indizio su dove si
trovasse l’amica, un appunto, una qualsiasi annotazione, un post-it, un appuntamento scarabocchiato sull’agenda.
Aveva trovato soltanto note che riguardavano compleanni, appunti per il nuovo
libro di ricette di cucina, appuntamenti con il suo editore. Assolutamente
nulla che potesse apparire neanche lontanamente inquietante. Ad un
certo momento, però, la
preoccupazione di Cristina si era trasformata in angoscia. In uno dei cassetti
di Giulia, dentro una cartellina nascosta tra “Trecentosessantacinque
ricette rapide” e “ La cucina vegetariana”, aveva trovato alcuni
biglietti e lettere. Corrispondenza tra Giulia e un’avvocato. Una divorzista.
La carta intestata dello studio legale riportava un indirizzo di Milano.
Avvocato Martina Clerici. Nella mente di Cristina scattò un ricordo improvviso,
che risaliva all’estate precedente. La sua amica Lorella, cuoca del ristorante
“La Rosa dei Venti” sul lungolago, le aveva raccontato un pettegolezzo secondo
il quale il matrimonio tra Giulia e Cesare aveva qualche problema. L’idea era
talmente assurda che Cristina l’aveva cancellata dalla mente quasi all’istante.
Neanche ora, con quelle lettere in mano, riusciva a crederci. Com’era possibile
che Giulia potesse avere intenzione di
separarsi dal marito senza che nessuno degli amici ne avesse avuto il minimo sospetto
? Una volta Cristina aveva riferito a
Giulia di quel pettegolezzo, ma lei si era messa a ridere dicendo che l’idea era semplicemente ridicola. Certo,
avevano qualche discussione. Come tutte le coppie. Cesare lavorava molto e a
volte lei si sentiva un po’ depressa. Ma assolutamente nulla di più. Strinse le lettere tra le mani. Giulia non le
aveva mai confidato quella parte segreta della sua vita. Sentiva di non poterne
parlare con nessuno, tantomeno con Cesare. Prese le lettere e le infilò nella borsetta.
Al poliziotto che stava
interrogando Cesare era chiaro che sia il marito che gli amici di quella donna
erano molto preoccupati. Ormai erano arrivati alla conclusione che nessuno
aveva parlato con lei o l’aveva vista dalla mattina del giorno prima.
Laura ricordò di averle parlato
al telefono lunedì sera e che Giulia era di ottimo umore. Era quasi arrivata
alla fine del suo nuovo libro di cucina e aveva in programma una giornata di
shopping a Milano. Se Giulia aveva programmi particolari per quella sera,
nessuno di loro ne era a conoscenza, ma Cesare lo escluse con sicurezza. Giulia
non usciva mai sola la sera quando lui era in viaggio, neanche per incontrare
le amiche, e in genere approfittava della solitudine per immergersi nella
scrittura. Il poliziotto domandò se i messaggi registrati sulla segreteria
telefonica erano già stati ascoltati. Cesare si avvicinò al telefono e digitò
il codice per l’ascolto. Forse la soluzione del mistero era lì, ma Cristina si
sentì a disagio pensando alle lettere che aveva nascosto nella sua borsa.
I messaggi registrati
confermarono che era scomparsa da martedì mattina.
Primo messaggio registrato: ORE
8.30
CESARE PANTI: Ciao tesoro, sono
io. Sarò tutto il giorno in tribunale e andrò a cena con i colleghi, quindi ti
chiamerò stasera sul tardi. Cerca di non addormentarti e aspetta la mia
telefonata. Ci conto. Ciao, a stasera.
Secondo messaggio registrato: ORE
10.15
CESARE
PANTI: Tesoro, sono ancora io. Ho pensato di farti un saluto in un momento di
pausa. E’ chiaro che non ci sei. Richiamo stasera. Cerca di farti trovare.
Terzo messaggio registrato: ORE
11.10
CRISTINA
CAVALIERI: Ciao, sono la Cri. Sto pasticciando in cucina e sono sicura che il
risultato sarà una bomba. Se vuoi essere la mia cavia, sai dove devi venire. Se
no, lasciati guidare dal profumino…… spero di vederti. Ciao ciao.
Quarto messaggio registrato: ORE
11.20
FARMACIA:
Signora Marini, qui è la farmacia Bolongaro. La sua ricetta è pronta. Può
passare a prenderla quando vuole. Chiudiamo per il pranzo dalle 12.30 alle
15.30. Buona giornata.
Quinto messaggio registrato: ORE
11.22
CESARE
PANTI: Giulia, ho trovato il telefono occupato e il tuo cellulare è spento. Con
chi stavi parlando ? Richiamo più tardi.
Sesto messaggio registrato: ORE
13.40
LAURA SARTORELLI:
Ciao Giulia, sono la tua amichetta. Se hai voglia di fare un salto a Verbania,
oggi pomeriggio vado a fare un giro nel nuovo centro commerciale. Fammi sapere.
Ciao.
Settimo messaggio registrato: ORE
14.50
CRISTINA
CAVALIERI: Ehi, ma che fine hai fatto ? Ti aspettavo per il pranzo. Beh, non
saprai mai cosa ti sei persa ! Chiamami ! Ciao ciao.
Ottavo messaggio registrato: ORE
17.15
STUDIO
MEDICO: Signora Marini, sono Manuela, l’infermiera della dottoressa Diverio.
Volevo solo ricordarle l’appuntamento di venerdì prossimo alle 16.00.
Buonasera.
Nono messaggio registrato: ORE
18.20
FABRIZIA VANONI: Ciao Giulia, sono Fabrizia.
Senti, sabato sera ci sarà un’altra di quelle cene allucinanti che Carlo
organizza per promuovere il suo studio. Ci saranno un sacco di donne sfatte che
non vedono l’ora di farsi liftare da mio marito. So già che sarà un incubo. Se
tu e Cesare siete liberi…. Ti prego, vieni a salvarmi. La cena è alle 21.00 al Regina Palace. Mettila così….. tu mi salvi dalla
compagnia delle vecchie streghe e io ti offro una cena da urlo. Richiamami …..
e dimmi di sì ! Ciao ! Richiamami presto !
Decimo messaggio registrato: ORE 20.50
Decimo messaggio registrato: ORE 20.50
CESARE PANTI: Giulia, sono le nove di sera.
Perché non rispondi ? Sai che quando telefono ti voglio trovare. Perché fai
così ? Ne parleremo domattina.
FINE MESSAGGI
Nel salotto il silenzio era
assordante. Giulia non aveva risposto ai messaggi, non aveva richiamato
nessuno. Il poliziotto suggerì che forse la cosa migliore da fare fosse
diffondere la notizia della scomparsa di Giulia agli altri commissariati e agli
ospedali. Se avesse avuto un incidente e
fosse stata ricoverata in qualche posto, avrebbero avuto notizie in poco tempo.
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