La settimana dopo Giulia fece un
altro sogno. Si trovava davanti ad uno stabile elegante che non riconosceva. In
lontananza, vedeva il tribunale di Milano con le sue squallide e disadorne
facciate. Stava fissando una targa dorata. Sapeva che era l’indirizzo di uno
studio legale, ma non riusciva a leggere nulla. I suoi occhi non mettevano a
fuoco le lettere e i suoi piedi non obbedivano al comando di entrare nel
portone. Era tutto molto confuso.
“ Ti senti bene ? ”
“ Cosa ? ”
Riemerse dalla nebbia dei ricordi
con fatica e vide il volto di Cesare.
“ Stavo ripensando a un fatto del
passato.”
“ Ti sei ricordata qualcosa ? ”
Giulia scosse la testa,
chiedendosi che giorno fosse e quanti ne fossero passati da quando si era
trovata bloccata davanti all’insegna di uno studio legale del quale non
riusciva a leggere il nome.
“ Adesso devo andare in studio.
Se hai bisogno di qualcosa, Rosa è in cucina.”
“ Che ore sono ? ”
“ Le sette e un quarto. Devo
essere in ufficio alle otto.”
“ Le sette e un quarto del
mattino ? ”
Cesare la baciò sui capelli. “
Sì, del mattino.”
“ Vorrei che non dovessi
andartene,” piagnucolò lei, sentendosi subito disgustata di se stessa per il
tono implorante della sua voce, “ non mi sento tranquilla quando non ci sei. Ho
paura e mi sento sola.”
“ Giulia, non c’è niente di cui
aver paura. Sei al sicuro a casa tua e stai cominciando a ricordare. Va tutto
bene, cara.”
“ Sì, ma io non mi sento serena.
Sono confusa e disorientata, e mi sento molto debole …”
“ Perché oggi non esci un po’? ”
le suggerì Cesare, continuando a
prepararsi per andare al lavoro.
“ Potresti chiedere a Rosa di
accompagnarti a fare una passeggiata. ”
“ Non credo di avere molta voglia
di camminare.”
“ Va bene, potresti farti portare
in giro in macchina. Magari sul lungolago o sulla panoramica. Ti farebbe bene
prendere un po’ d’aria.”
“ Non capisco perché sono sempre
così stanca.”
“ Mi dispiace, tesoro. Adesso devo
proprio andare. Non voglio far aspettare il cliente.”
“ Forse dovrei tornare dal dottor
Zannini. Forse la mia testa ha davvero qualcosa che non va.”
“ Perché non ne discutiamo
stasera quando torno ? Va bene ? ”
Le diede un altro bacio e si
diresse alla porta.
“ Prima di andare chiedo a Rosa
di portarti la colazione.”
“ Non ho voglia di mangiare.”
“ Ma devi mangiare. Vuoi stare
meglio e guarire, non è vero ? ”
Guarire. Guarire. Quella parola
le rimbalzava nel cervello come una pallina da ping pong mentre cercava con
fatica di scendere dal letto per andare in bagno. Era difficile anche camminare
diritta, e dovette concentrarsi per mettere un piede davanti all’altro. Quando
finalmente arrivò in bagno non si ricordava
più cosa doveva fare. “ Cosa mi succede
? ” si chiese osservando il suo viso nello specchio. Un filo di saliva le
scendeva dall’angolo della bocca. Si pulì con disgusto. Tutta la sua faccia le
sembrava strana, innaturale.
Cercò di raddrizzare le spalle e
sentì una fitta fortissima alla schiena, un dolore di cui soffriva ormai da
qualche giorno. Forse aveva davvero una malattia fisica che le aveva provocato
l’amnesia e che poteva spiegare il malessere costante. Poteva essere un cancro
? Un tumore al cervello ? Ma se avesse sofferto di una malattia così grave,
qualcuno degli esami ai quali era stata sottoposta al San Raffaele avrebbe
presentato un valore anomalo. Non era possibile che non se ne fossero
accorti. E certamente non poteva
essersi ammalata all’improvviso una volta tornata a casa. Si sciacquò il viso
con l’acqua fredda, poi tornò a letto senza nemmeno asciugarsi e si avvolse nel
lenzuolo.
Il letto aveva l’odore di Cesare.
Lo immaginò sdraiato accanto a lei, addormentato con il viso appoggiato alla
sua schiena e le braccia che la tenevano contro il suo corpo. Adesso dividevano
il letto, anche se si limitavano a dormire insieme. Non avevano più fatto
l’amore dopo quel sabato mattina di passione …. quando era stato ? La settimana
prima ? Quindici giorni fa ? Non se lo ricordava. Non ne aveva più avuto voglia, era sempre
troppo stanca. Cesare non le aveva più chiesto niente, si accontentava di
dormire accanto a lei e di abbracciarla. Ma non era normale che quell’unica
volta fosse stata l’ultima e che lei non riuscisse a ricordare quanto tempo era
passato.
Cercò di girarsi nel letto
provocando altre fitte di dolore. Respirò piano e profondamente, ma l’intensità
degli spasmi non diminuì. Allora cercò di pensare ad altro, concentrandosi su
pensieri più piacevoli, ripensando al sabato mattina in cui lei e Cesare
avevano fatto l’amore… la voce di lui che le diceva cosa fare, la sua lingua
calda tra le sue cosce, i muscoli forti della sua schiena che si tendevano
sotto le sue dita quando era entrato dentro di lei. Aprì gli occhi sospirando e
aspettandosi quasi di vedere il corpo nudo di Cesare in piedi davanti al letto.
Ma quello che vide fu Rosa con il vassoio della colazione tra le mani.
“ L’avvocato mi ha detto che era
sveglia.”
“ Non ho fame.”
“ L’avvocato ha detto che deve
mangiare qualcosa. Coraggio, si tiri su e si sforzi.”
Il pensiero di mettersi seduta e
di ingerire del cibo le faceva venire la nausea.
“ No, non voglio niente. Dormirò
ancora un po’.”
“ L’avvocato ha detto che dopo la
colazione dovrei accompagnarla a fare un giro in macchina.”
Giulia decise che resistere
sarebbe stato inutile e troppo faticoso.
“ Va bene, andremo a fare un giro
in macchina. Ma la colazione la porti via, non riuscirei a tenerla nello
stomaco.” Giulia guardò la donna con aria speranzosa. “ Non crede che abbia
preso un virus dell’influenza ? ” le chiese. In effetti, nessuno aveva preso in
considerazione l’ipotesi di una malattia fisica. Si erano concentrati tutti
sulla sua perdita di memoria, ma forse quella era la conseguenza di altro. Rosa
le appoggiò una mano sulla fronte. “ Forse ha qualche linea di febbre”
sentenziò, “ ma quando si passa tutto il giorno a letto non è così strano.”
Giulia si sentì subito in colpa,
come se fosse stata sgridata.
“ Adesso mi alzo.”
“ Intanto prenda le sue pastiglie.”
La donna le porse le solite
pillole bianche e un bicchiere d’acqua.
E’ come un mago che estrae
conigli dai cappelli, pensò Giulia prendendo le pastiglie dalla mano di Rosa e
guardandole esitante.
“ Avanti, le butti giù con un bel
sorso d’acqua” la sollecitò Rosa.
Dalla camera degli ospiti si
sentì suonare il telefono. Cesare l’aveva fatto togliere dal comodino della
camera da letto.
Rosa appoggiò il vassoio su una
sedia. “ Torno subito” disse andando a rispondere.
“ Se è Cristina le voglio
parlare” gridò Giulia, ma Rosa non rispose.
“Figuriamoci” disse a bassa voce
osservandosi nello specchio del guardaroba. Cercò di appoggiare i piedi sul
pavimento e nel muoversi le pastiglie rotolarono per terra. “Dannazione ! ”
esclamò lasciandosi cadere sulle ginocchia per raccoglierle. Sollevando la
testa verso lo specchio vide l’immagine di una donna nella posizione di un
animale a quattro zampe. Si osservò sbigottita. Come aveva potuto ridursi in
quello stato ?
Pensa,
Giulia, pensa. Quando vagavi per le vie di Stresa ti sentivi bene. Sul treno e
alla Rinascente stavi bene, e stavi bene anche al comando dei carabinieri e in
ospedale. Non lo sei più stata quando hai cominciato a prendere queste
maledette pastiglie. E’ da quando prendi queste medicine che dovrebbero essere
un blando ansiolitico e farti stare meglio che non riesci più ad alzarti dal
letto, non mangi nulla, sei sempre stanca e sbavi in quel modo disgustoso.
Osservò per qualche istante le due pillole che aveva recuperato dal pavimento.
Poi si alzò, aprì il cassetto della biancheria e le infilò velocemente in un
paio di collant. Tornò al letto e si obbligò a bere l’acqua dal bicchiere che
Rosa le aveva portato.
“ Era il negozio di alimentari.
Il commesso della signora Borroni aveva bisogno di ricontrollare la lista per
la consegna di oggi,” spiegò la donna rientrando nella camera di Giulia.
“ Abbiamo in programma qualcosa
di speciale ? ”
“ Questo dovrà chiederlo a suo marito. Ora è
meglio se si prepara, così potremo uscire e prendere un po’ d’aria” concluse la
donna cominciando a rifare il letto.
Giulia decise di non continuare
la discussione. Con Rosa era quasi impossibile avere l’ultima parola, e
comunque l’idea di evadere dalla monotonia della sua casa non le dispiaceva
affatto. Non era stata lei a lamentarsi con Cesare di non poter mai andare in
nessuno posto ? Quando le era passata anche la voglia di uscire ? E perché ?
Che cosa le aveva fatto cambiare idea ?
Aprì il cassetto della biancheria
perdendo tempo alla ricerca di un paio di mutandine da indossare, mentre il suo
sguardo si fermava su un paio di collant appallottolate e spinte sotto le
altre.
Rosa guidava con prudenza,
suonando il clacson prima di ogni curva della strada panoramica che dalla villa
scendeva al centro di Stresa. Giulia rinunciò da subito ad ogni tentativo di
conversazione e si concentrò sul paesaggio, ammirando dall’alto lo splendido
panorama delle isole del Golfo Borromeo. Si sentiva più lucida e più attenta
del solito. Dipendeva dal fatto che non aveva preso le medicine o semplicemente
era una questione di stato d’animo ? In fondo, da un po’ di tempo la sua vita
era solo una questione di stati d’animo. Anzi, più che stati, movimenti. Come
dire, un cervello alla deriva da settimane. Sorrise inconsapevolmente.
“ Si sta divertendo ? ” chiese
Rosa.
“ Stavo solo riflettendo sull’assurdità di questa
situazione. Se non fosse così incredibile, sarebbe ridicola.”
” Per l’avvocato è molto pesante.”
” Per l’avvocato è molto pesante.”
Bene, pensò Giulia, io invece mi
diverto. Credo che l’avvocato potrebbe anche andare a farsi fottere. Dovette
farsi violenza per urlare questi pensieri in silenzio. Un filo di saliva
cominciò a scenderle dall’angolo della bocca. Giulia lo asciugò con la manica
della camicia. Con discrezione, Rosa estrasse dalla tasca una confezione di
fazzolettini di carta e gliela posò in grembo.
“ Grazie,” disse Giulia
cominciando a piangere. Com’era possibile cambiare umore così all’improvviso?
Pochi istanti prima stava sorridendo divertita e adesso singhiozzava. Forse mi
comporto da bambina perché è così che mi trattano, pensò guardando un gruppo di
ragazzini che attraversavano la strada sotto lo sguardo attento di un vigile.
Rosa imboccò il viale del
lungolago in direzione di Belgirate. Giulia guardava le vetrine dei negozi alla
sua destra. “ Ferma ! ” gridò all’improvviso e Rosa schiacciò istintivamente il
pedale del freno.
“ Ma cosa succede ? Cosa le salta
in mente ? ”
“ E’ la Promolago ! ” Giulia
balzò giù dalla macchina e corse davanti alle vetrine dell’agenzia immobiliare.
“ Giulia, torni in macchina.”
Giulia la ignorò. In ogni caso,
non avrebbe potuto muoversi neanche volendo. I suoi piedi erano artigliati
all’asfalto come un amo alla bocca di un pesce. Stava tremando violentemente.
Ad una velocità spaventosa, qualcosa le stava arrivando addosso come un’onda
gigantesca, e non poteva fare niente per fermarla. Restò immobile dov’era,
paralizzata per la sorpresa più che per lo spavento, mentre i ricordi facevano
irruzione nella sua mente con una forza inarrestabile.
Era
una luminosa giornata d’estate. L’aria profumava di gelsomino. Per Giulia, che
vedeva ogni cosa con gli occhi dell’amore, Stresa era il paradiso in terra.
Stava
ancora cercando di convincersi che fosse tutto reale. La settimana dopo avrebbe
compiuto trent’anni, e lei avrebbe festeggiato il suo compleanno in quella
meravigliosa cittadina, giusto per loro due. Si dedicò alla ricerca della casa
con il cuore che le scoppiava di felicità. Visitò tutte le agenzie immobiliari
della zona e dopo qualche giorno di intense ricerche, l’agenzia Promolago le
trovò la villa dei suoi sogni : Villa delle Magnolie, in una posizione
incantevole, con vista sulle isole del Golfo Borromeo, circondata da uno
splendido parco. Anche Cesare se ne innamorò subito. Si occupò lui delle pratiche per
l’acquisto. Disse a Giulia di non sprecare il suo tempo con noiose pratiche
notarili. Se ne sarebbe preoccupato il suo studio. Lei doveva dedicarsi a
renderla un perfetto nido d’amore.
Ricordava
ogni dettaglio del giorno delle sue nozze. L’arrivo in chiesa, la musica, i
volti che la guardavano mentre camminava verso l’altare al braccio del suo
editore e migliore amico, Luca.
Era
stata una giornata perfetta, piena di allegria, baci e auguri di felicità.
Naturalmente, c’erano tutti gli amici di Cesare e i collaboratori dello studio.
Per lei, oltre a Luca, c’erano Tiziana con il fidanzato e alcune ex colleghe della casa editrice.
E,
naturalmente, c’era la madre di Cesare, l’unica parente degli sposi presente
alla cerimonia.
E’
strano, aveva pensato Giulia, che quella signora anziana, con i capelli grigi e
un abito nero fuori moda fosse stata la causa dell’unica nota stonata del
giorno delle sue nozze. Non si era felicitata e non l’aveva mai baciata. Le
sembrava che gli occhi della donna si riempissero di paura ogni volta che
guardava il figlio. Presa dalla sua felicità, non le aveva dato troppo peso.
Ma
le era rimasto impresso per molto tempo nella memoria.
“ Che cosa succede ? ” chiese
Rosa dietro di lei.
“ Come ? ”
La fortissima sensazione che
l’aveva travolta svanì lasciandole residui di ricordi. Si girò e sul viso di
Rosa lesse un’espressione sbigottita e un po’ spaventata.
“ Lei pensa che io sia impazzita
? ” le chiese bruscamente.
La donna arretrò di un passo.
“ Credo che per lei sia un
momento molto difficile.”
“ Non è una risposta alla domanda
che le ho fatto.”
“ Non saprei cos’altro
rispondere.” Rosa parlava senza
guardarla in faccia. “ Ora venga, Giulia, salga in macchina. E’ meglio tornare
a casa.”
“ No, non voglio tornare a casa”
rispose lei con aria risoluta. Era ancora persa nel ricordo che riemergendo
improvviso l’aveva bloccata in mezzo a quel marciapiede. Che significato aveva
? Che cosa stava cercando di comunicarle
la sua mente ? E questi ricordi sono in qualche modo selezionati, scelti dal
mio inconscio con un obiettivo preciso ? Ho ricordato un evento felice del mio
passato, ma quando arriveremo al momento in cui cammino per la strada
ricoperta di sangue e con le tasche piene di soldi ? Cos’ è successo tra
questi due momenti ?
“ Mi accompagni a Verbania. Devo
vedere mio marito.”
“ Lo vedrà stasera a casa.”
“ No. Voglio vederlo adesso.”
Rosa cercava di spingerla verso
la macchina.
“ Signora, l’avvocato starà
certamente ricevendo dei clienti. Forse è andato in tribunale. Non può pensare
di incontrarlo nel suo studio in qualsiasi momento senza avvisarlo.”
“ Invece è quello che sto per
fare.”
“ Non è per nulla una buona
idea.”
“ Non ha importanza. Mi
accompagni da mio marito o troverò un altro modo per arrivarci. Subito.” ordinò
Giulia. Poi salì in macchina con aria decisa.
“ Mi sembra una pazzia.” commentò
Rosa infilando la chiave nell’accensione.
Giulia le rispose con un sorriso
sarcastico: “ La pazzia è il meglio che posso offrire al momento.”
“ Scusi, dove sta andando ? Oh !
Signora Giulia ! Non l’avevo riconosciuta …”
La giovane e graziosa segretaria
la fissava con un’espressione sbalordita anche troppo evidente. Ho un aspetto così disastroso ? si chiese
Giulia, lanciando un’occhiata al vetro del quadro appeso nella sala d’aspetto.
“ Lelia, ” le disse leggendo il
nome della ragazza sul badge appuntato alla camicetta e cercando di dare
l’impressione di ricordarsi di lei, “ ho bisogno di vedere mio marito.”
“ E’ urgente ? E’ in riunione con
alcuni clienti. La stava aspettando ? In caso contrario dovrà attendere che si
liberi.”
“ Giulia, l’avevo avvisata che
non si poteva fare un’improvvisata.” intervenne Rosa in tono severo.
Ancora Rosa ! Ma non poteva
andare a farsi un giro ?, pensò Giulia irritata.
“ Non sapeva che sarei venuta, ma
se lo avvisa mi riceverà subito. Gli dica che è urgente.”
La segretaria bussò timidamente
alla porta ed entrò nella sala riunioni.
“ Non dovevamo venire. L’avvocato
si arrabbierà con me.” borbottò Rosa.
“ Oh, ma la pianti.” rispose
Giulia sgarbatamente massaggiandosi la fronte, sentendosi lucida per la prima
volta da molti giorni.
Cesare uscì dalla porta della
sala seguito dalla segretaria. “ Giulia ? ” la chiamò con espressione
preoccupata, “ è successo qualcosa ? ”
Rosa intervenne subito. “
Avvocato, non ha voluto sentire ragioni. E’ voluta venire a tutti i costi.”
“ Non c’è problema. Ha fatto bene
ad accompagnarla. E’ tutto a posto ? ”
“ Cesare, ho bisogno di
parlarti.”
“ Certo. Andiamo nel mio ufficio.
Rosa, si faccia portare qualcosa da bere da Lelia. Vieni, cara.” Guidò Giulia
lungo il corridoio tenendola per un gomito e la fece accomodare nel suo
studio. Lei notò che era molto
simile a quello che aveva a casa, con un grande tavolo di cristallo, poltrone
in pelle nera e imponenti scaffalature piene di pesanti manuali di
giurisprudenza.
“ Voglio vedere il dottor
Zannini.” dichiarò lei mentre Cesare stava ancora chiudendo la porta.
“ Eravamo d’accordo che avresti
cominciato una terapia psichiatrica.” rispose lui.
“ Sì, ma ci vorranno settimane
prima che lo psichiatra possa ricevermi. Io voglio vedere un medico adesso.”
“ Lo vedrai,” concesse Cesare, “
ma non adesso. Eravamo d’accordo che ti saresti riposata per un po’ e in ogni
caso il dottor Zannini non è il professionista ideale per il tuo caso, è solo
un neurologo e per di più riceve a Milano. Non è proprio il caso che tu vada
avanti e indietro inutilmente. E, ultima cosa, non avevamo deciso che saresti
rimasta tranquilla fino a quando non ti fosse tornata la memoria ? ”
“ Ma sta succedendo ! ” Gli
raccontò eccitata l’episodio di quel mattino davanti alle vetrine della
Promolago.
“ Giulia,” disse Cesare piano,
scegliendo le parole con cura, “ ascoltami con attenzione e non mi
fraintendere. Quello che è successo stamattina è molto bello, ma è solo
l’inizio. C’è ancora molta strada da fare. Hai fatto un paio di sogni, ti sei
ricordata di un momento felice della tua vita che risale ad anni passati, ma
niente che riguardi la tua vita attuale e le persone che hai frequentato fino a
poche settimane fa. Credo che accelerare il recupero in modo innaturale sia
controproducente.”
“ Ma se solo potessi parlare di
questi miei ricordi con Zannini ….”
“ Cosa ? Pensi che la memoria ti
tornerebbe come per magia ? ”
Lei mosse la testa
affermativamente. Ma era davvero così ?
“ E’ molto difficile che accada,”
le spiegò Cesare, “ se la memoria doveva
tornarti all’improvviso sarebbe già successo. Ormai è passato troppo tempo, e i
tuoi ricordi sono solo frammenti, e per di più molto vaghi. Non voglio dire che
la memoria non ti tornerà completamente, soltanto che ci vorrà del tempo prima
che tutto torni come prima.”
“ Ma se ci volessero mesi ? ”
Solo l’idea la riempiva d’angoscia.
“ Aspetteremo insieme. Non devi
avere paura.”
“ E la mia carriera ? Il mio lavoro ? ”
“ Credi di essere in grado di
lavorare nelle tue attuali condizioni ? ”
Giulia sospirò profondamente.
“ Stamattina mi sento meglio.
Credo che dipenda dal fatto che non ho preso le pastiglie.”
“ Non le hai prese ? Perché ?
Rosa non te le ha portate ? ”
“ Sì, sì, me le ha date, ma mi
sono cadute e … le ho buttate nel water.”
La bugia uscì dalle sue labbra quasi involontariamente. Perché non
riusciva ad essere completamente sincera con suo marito ?
“ Buttate nel water ? Ma
Giulia, ti sembra un comportamento
normale ? ”
“ Mi fanno stare peggio ! ”
Cesare si stava innervosendo.
Cominciò a camminare avanti e indietro per l’ufficio con le mani dietro la
schiena.
“ Senti, quando sono tornata a
casa ero completamente smemorata ma fisicamente mi sentivo bene ! Ho cominciato
a stare male quando ho preso le pastiglie, non c’è altra spiegazione. Può
essere che il mio organismo sia intollerante, non so cosa pensare. In ogni
caso, stamattina non le ho prese e mi sento meglio. Per favore, non
arrabbiarti.”
Cesare si sedette accanto a lei e
le prese le mani. “ Giulia, tesoro
mio, non sono arrabbiato. Sono preoccupato e angosciato quanto te. Voglio che
tu stia bene, voglio che tutto torni come prima. Credi che io non soffra per
questa situazione ? ”
“ Lo so. Vorrei tanto che la
nostra vita tornasse serena e felice.”
“ Allora devi curarti. Fidati dei
medici, ne sanno più di me e di te. Prendi le tue pastiglie.”
“ E se provassi a non prenderle
solo per un po’ ? Se poi non starò meglio, ricomincerò la cura. Cosa ne pensi ?
”
“ Penso che butteremmo via del
tempo. E non mi va di perdere neanche un minuto.”
Giulia non aveva più argomenti.
Che differenza potevano fare pochi giorni ?
“ Senti, Giulia. Non facciamone
un dramma. Se sei convinta che le pastiglie ti facciano stare peggio, va bene.
Ne parlerò con il dottor Zannini e gli chiederò di prescriverti qualcos’altro.
Gli chiederò anche cosa pensa dell’ipnosi, va bene ? ”
Qualcuno bussò alla porta in quel
momento.
“ Sì ? ” disse Cesare.
Lelia entrò nello studio. “
L’avvocato Costa e il suo cliente mi hanno chiesto di dirle che hanno un altro
impegno fra quaranta minuti. Se è necessario, per la transazione preferiscono
tornare un altro giorno.”
“ No, non è necessario.” Cesare
si alzò dalla sedia sistemandosi la cravatta.“ Chiuderemo la trattativa adesso.
Per te va bene, Giulia ? ”
Lei si alzò di scatto. “ Devo
andarmene ? ”
“ No, anzi, se hai voglia di
aspettarmi per un po’ ti porto a pranzo alla Locanda della Luna e
poi ti riaccompagno a casa io. Così chiacchieriamo ancora un po’.”
La
fece accomodare in sala d’aspetto.
“ Rosa, lei può andare. E grazie
per aver accompagnato qui mia moglie. Lelia, sia gentile, le tenga compagnia
fino a quando non mi sarò liberato.”
Diede un bacio a Giulia e tornò
in sala riunioni.
“ Vuole qualcosa da leggere ? ”
“ No, la ringrazio.”
Giulia osservò la ragazza tornare
dietro alla scrivania e guardare il monitor del computer.
“ Si accomodi dove preferisce.”
Lei scelse una poltrona di fianco
a una finestra che dava su un cortile rallegrato da aiuole fiorite.
“ Non è necessario che si occupi
di me. Sono sicura che avrà molto lavoro da sbrigare. ”
“ Beh, in effetti sembra che il
tempo non basti mai … l’avvocato mi ha detto che ultimamente non è stata molto
bene, volevo dirle che mi dispiace e spero che ora stia meglio ..”
Chissà cosa aveva raccontato
Cesare a quella ragazza e a tutti gli altri.
“ Mi sento meglio, grazie.”
“ Un virus influenzale, mi diceva
l’avvocato.”
“ Sì, qualcosa del genere. Non
hanno ancora capito bene di cosa si tratta.”
“ Ho sentito di altre persone che
hanno avuto la febbre molto alta.”
“ Devo avere un pessimo aspetto.”
“ No, però si vede che è stata
malata. E’ normale. La trovo un po’ dimagrita.”
Il telefono squillò e Lelia
rispose.“ Studio Legale Panti e Osella, buongiorno. No, mi dispiace. L’avvocato
Panti è in riunione e l’avvocato Osella in tribunale. Posso farla richiamare
nel pomeriggio. Bene, grazie. Arrivederci.” Appena ebbe riattaccato il telefonò
suonò nuovamente. Lelia guardò Giulia sorridendo. “ E’ un orario frenetico.”
Giulia si concentrò
sull’arredamento della sala d’aspetto. Chissà se Cesare era stato aggredito
proprio lì.
“ Studio Legale Panti .. oh sì,
avvocato, aspettavamo la sua telefonata. La metto subito in contatto con
l’interno.”
Giulia aspettò che la ragazza
terminasse quello che stava facendo.
“ L’incidente è successo qui ? ”
“ L’incidente ? ”
“ Sì, l’aggressione a mio
marito.”
“ Non capisco di cosa stia
parlando…”
La porta della sala riunioni si
aprì e Cesare ne uscì accompagnato da altri tre uomini. Uno di loro la guardò
incuriosito e le strizzò l’occhio come se la conoscesse. Lei non rispose al
saluto.
Si congedarono e Cesare tornò da
lei. “ Andiamo a pranzo ? ”
Giulia gli sorrise meccanicamente
pensando alla lunga cicatrice sul suo petto e ai punti chirurgici con i quali
era stata suturata la ferita. Forse, oltre alla memoria stava perdendo anche la
ragione.
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